In Veneto e nella provincia di Padova il 7 luglio si terrà lo sciopero nazionale unitario dei metalmeccanici e delle metalmeccaniche indetto da Fim, Fiom e Uilm per rivendicare la centralità dell’industria metalmeccanica e richiedere la realizzazione di politiche industriali chiare e a lunga gittata.
In queste settimane sono state realizzate oltre 200 assemblee nelle aziende metalmeccaniche padovane per informare lavoratrici e lavoratori della decisione delle tre segreterie nazionali di unirsi per questo sciopero unitario che coinvolge tutti i settori, dalla siderurgia all’informatica, passando per gli appalti e servizi.
Il mondo metalmeccanico è molto variegato anche nella provincia di Padova dove si contano 50.000 addetti nell’industria e della piccola industria, 14.000 con CCNL metalmeccanico artigiano che, con l’aggiunta del mondo degli appalti e del settore informatico, raggiungono i 70.000 soggetti impiegati.
I sindacati concordano nel dire che nel nostro Paese sono indispensabili strategie industriali che impediscano delocalizzazioni, acquisizioni finalizzate esclusivamente a creare valore e dividendi agli azionisti che spesso producono desertificazione industriale, anche a Nordest. Inoltre, sono necessarie nuove declinazioni che eliminino il precariato e l’abuso in molte realtà di lavoratori interinali o con contratti discontinui. Anche per questo motivo FeLSA CISL, NIdiL CGIL, UILTemp, in rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici somministrati in missione presso le aziende utilizzatrici di settore, aderiscono allo sciopero generale di 4 ore e ai presidi proclamati in tutte le aziende del comparto metalmeccanico del territorio.
“Per quanto riguarda il nostro territorio siamo preoccupati delle diverse casse integrazioni che sono partite in alcune aziende della provincia e che toccano diversi settori dalla produzione di macchine agricole, alla produzione di vasi d’espansione al trattamento aria alla siderurgia, temiamo che a settembre ci siano rallentamenti delle commesse anche in altri comparti e che si arrivi a perdite di posti di lavoro entro fine anno. A partire dal mese di giugno i metalmeccanici hanno visto un aumento in busta paga del 6,6%, frutto del recupero rispetto all’inflazione grazie alla clausola di garanzia del nostro CCNL, purtroppo però in questo momento, anche un aumento come quello raggiunto non è sufficiente a garantire un salario dignitoso alla maggior parte dei lavoratori a causa dell’aumento complessivo del costo della vita. Purtroppo, anche qui da noi, le aziende stanno utilizzando questo aumento, che è visto solo come un ulteriore costo per le loro casse, per frenare la contrattazione di secondo livello e per ridiscutere i premi di produzione. Anche per questo una delle motivazioni della mobilitazione di domani è proprio salvaguardare il lavoro industriale e il riconoscimento delle professionalità di lavoratrici e lavoratori, riconoscimento che ha una delle sue declinazioni in un salario che permetta loro di vivere dignitosamente.
In questo momento siamo fortemente preoccupati dai segnali che registriamo nelle aziende rispetto le tensioni globali che mettono in discussione la presenza dell’industria metalmeccanica nel nostro Paese. Abbiamo moltissimi lavoratori precari nelle aziende metalmeccaniche e chiediamo con forza che siano tutti stabilizzati. In alcune aziende, attraverso i contratti integrativi, riusciamo a portare avanti una sistematica stabilizzazione, ma l’incertezza odierna ci fa temere che ci sia sempre più ricambio a discapito dei diritti di tutti e di tutte, soprattutto dell’occupazione femminile.
Nel nostro territorio abbiamo pochissime realtà che fanno produzione finita, la maggior parte sono inglobate in filiere produttive molto ampie o all’interno di multinazionali, per cui, in molti casi, non è qui che si prendono le decisioni fondamentali e questo non è sicuramente utile per creare un piano industriale credibile per il futuro produttivo sia provinciale che nazionale. Quest'ultimo governo, come quelli precedenti, si sta comportando con l'antica logica del “lasciare fare alle imprese”, una logica che ci sta proiettando in un futuro di povertà e incertezze. Per questo abbiamo necessità di una politica industriale, di governare i processi industriali e le transizioni energetiche ed ecologiche, di definire quello che sarà il modello di sviluppo del nostro Paese. In tutto questo, si denota l'assenza delle istituzioni e non è più accettabile.
Metalmeccanici e metalmeccaniche unitariamente tornano a scioperare domani per dire la propria e rivendicare il loro ruolo nell'industria e nel suo sviluppo futuro. Tutte le parti, governo, imprese e sindacati, dovrebbero discutere e stabilire quale debba essere l'industria del futuro, in funzione della transizione ecologica ed energetica che al momento riversa i suoi costi solo sui lavoratori. Per il nostro settore è prioritario che l’agenda di governo rimetta al centro l’industria metalmeccanica e impiantistica e che si decida a portare avanti con coerenza e correttezza le necessarie trasformazioni e transizioni in campo ecologico, energetico, digitale e tecnologico coinvolgendo e considerando in primis istanze e necessità di lavoratrici e lavoratori.” hanno dichiarato oggi in conferenza stampa Loris Scarpa, segretario generale della Fiom Cgil di Padova, Luca Gazzabin, segretario generale della Fim Cisl di Padova Rovigo e Davide Crepaldi, segretario generale della Uilm di Padova.
Nel padovano si svolgeranno 9 presidi tra le 10 e le 12:
davanti al comune di Campodarsego,
davanti ai cancelli della Pavan Gea sia dello stabilimento di via Monte Grappa che di quello in viale Europa a Galliera Veneta,
davanti alla Dab Pumps a Mestrino,
davanti alla ZF a Caselle di Selvazzano,
davanti alla VDZ ad Albignasego (incrocio strada Battaglia/via Marco Polo),
davanti all'Iperlando a Conselve,
davanti alla Komatsu a Este,
sulla Piovese al semaforo per Brugine (incrocio con ss516).