Con questa controriforma del Lavoro l’Italia si appresta a fare un ulteriore salto indietro nel tempo per quanto riguarda i diritti dei lavoratori. Il Decreto Poletti segna l'epilogo dello smantellamento dei diritti del lavoro, il definitivo affossamento della tutela del lavoratore inteso come parte debole nel rapporto di lavoro.
Negli anni in cui nella legislazione italiana si arrivò ad introdurre l’art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, nel parlamento i Deputati di allora si chiedevano per quale motivo per tanti anni non avevano dato alcuna risposta alla tutela della dignità umana, che anche la dottrina cattolica considerava principio e fondamento ontologico di ogni valore umano, in una visione dell’uomo che andava ricondotta a se stesso, liberandolo da ogni alienazione e sfruttamento". In una fase drammatica quale quella che sta attraversando il paese ed i lavoratori, invece di ricominciare a parlare di politica industriale e definire quali sono i settori strategici industriali per il paese e come si interviene, si continua a portare avanti norme che hanno alla base un'idea di società fondata sul lavoro flessibile per poter competere ai tempi della globalizzazione, ritenendo addirittura che in questo modo, accompagnato dalla libertà di licenziare con facilità e dalla diffusione di contratti di breve durata, si favorisca l'aumento dell'occupazione.
In Toscana, nonostante la grave crisi, esistono ancora molte imprese forti con mercati mondiali che hanno affrontato la crisi concordando con il sindacato politiche di investimento, salvaguardia dell'occupazione e garanzie dei premi aziendali, pensando che questa era l'unica ricetta per poter uscire dalla situazione congiunturale. Infatti, queste si sono rivelate linee vincenti ed oggi in queste imprese si torna a parlare di assunzioni a differenza di chi invece non ha investito nella propria azienda e pensa di poter uscire dalla crisi proponendo la via bassa dello sviluppo attraverso la riduzione dell'occupazione, la diminuzione dei salari e dei diritti dei lavoratori. Vi sono gravi responsabilità imprenditoriali nel ns. paese, ma il governo sbaglia se pensa di favorire le imprese attraverso l'introduzione di ulteriore flessibilità per favorire l'occupazione. Perchè questo cammina di pari passo con l'arretramento del sistema produttivo e in questo modo non potremmo mai competere ne superare la fase critica, ameno che non si pensi di uscire dalla crisi con più ingiustiza di quando ci siamo entrati. Il ns. è anche un paese di piccole e medie imprese dove non vi sono le condizioni, soprattutto in questa fase, per fare ricerca. Sarebbe necessario che il governo intervenisse su questo punto, investendo direttamente in centri di ricerca pubblici, così come è avvenuto in altri paesi. Bisogna inoltre che vi siano investimenti in ammortizzatori sociali per continuare ad accompagnare la crisi. La riforma Fornero, con l'abolizione di una serie di istituti quali la procedura di mobilità, va analizzata seriamente, ad oggi non vi sono ammortizzatori di pari livello che mettono nella condizione di poter dare risposte di garanzia ai lavoratori come in passato e, allo stesso tempo, non è possibile intervenire attraverso misure che possono riguardare alcune situazioni di crisi a seconda dei casi. Una moderna società non si può fondare sull'arretramento dei diritti dei lavoratori, ne si può pensare che il lavoro con meno tutele possa portare il paese al progresso. Abbiamo l'obbligo di protestare in nome della costruzione di una società moderna fondata sulla democrazia e sul rispetto dei principi costituzionali dove alla base, come diritto, vi è il lavoro.
Massimo Braccini, Segretario generale Fiom Toscana