Il segretario provinciale dei metalmeccanici della Cgil, Giuseppe Morsa interviene sul dibattito aperto in merito alla costruzione delle zone economiche speciali e propone il modello delle Reti d’impresa: ««La ricostruzione - ricorda Morsa - ha portato una montagna di soldi ma un modello di sviluppo senza futuro. La nostra terra ha accolto purtroppo anche, qualche imprenditore più interessato al finanziamento pubblico che ad una reale attività imprenditoriale. Le politiche di sviluppo devo puntare ad attrarre investimenti ed innescare processi di radicamento territoriale del sistema produttivo all’interno del quale far crescere l’imprenditoria locale»
Anche il sindacato è pronto a fare la propria parte. Giuseppe Morsa, segretario provinciale dei metalmeccanici della Cgil, interviene sul dibattito innescato da "Orticalab" sul protocollo di intesa, ormai alla firma, tra Asi, Regione Campania e Comuni, per la costruzione delle Zone economiche speciali in Irpinia. E chiede prima di tutto più coinvolgimento: «Intanto, sarei interessato ad approfondire il tema. Mi pare di capire che da più parti è emersa l’esigenza di avere un luogo dove poter discutere del modello di sviluppo che deve per la nostra provincia. Tuttavia, questa esigenza non viene colta. - evidenzia - Eppure, l’esperienza che è stata vissuta in Irpinia nel dopo terremoto dovrebbe spingere gli attori a ragionare su quale sviluppo possa essere utile per il nostro territorio».
I precedenti sono ancora sotto agli occhi: «La ricostruzione - ricorda Morsa - ha portato una montagna di soldi ma un modello di sviluppo senza futuro. La nostra terra ha accolto purtroppo anche, qualche imprenditore più interessato al finanziamento pubblico che ad una reale attività imprenditoriale. Chiaramente non bisogna generalizzare. Ci sono aziende, che anche grazie al contributo pubblico, hanno messo le radici nella provincia e rappresentano un valore aggiunto, cito l’Arcelor a mo’ di esempio».
Ma il sindacato non si limita all’analisi. Ecco la proposta: «Il mio pensiero è che il paradigma che è stato di riferimento per l’industrializzazione post terremoto, ovvero sostenere la spesa a prescindere dell’effettiva possibilità sostenibilità del progetto, debba essere capovolto. Questo ha generato la circostanza che oggi sul territorio provinciale sono presenti 8 aree industriali, 4 aree ASI, due distretti industriali e 150 aree PIP, molte delle quali inutilizzate». Ma lo sviluppo latita: «Ci si accorge - evidenzia ancora il leader Fiom - che non si è in condizione di mettere in sicurezza il ponte di Parolise nei tempi previsti. È indispensabile un salto di qualità nel promuove lo sviluppo e gli investimenti per far ripartire l’Irpinia industriali».
Bisogna dunque fare rete: «Se si vuole sfruttare l’ opportunità prevista dal finanziamento pubblico, intanto bisognerebbe partire da quello che c’è, per costruire una filiera produttiva che coinvolga PMI del territorio. Per meglio capirci, il modello che meglio potrebbe dare risposte al nostro territorio è quello della rete d’imprese che ha fatto la fortuna della terza Italia. Insomma, le politiche di sviluppo devo puntare ad attrarre investimenti ed innescare processi di radicamento territoriale del sistema produttivo all’interno del quale far crescere l’imprenditoria locale».
Qualche esempio, del resto, c’è già. Morsa lo riporta a modello: «Si dovrebbe lavorare alla costruzione di una rete d’imprese. Una qualche iniziativa in questa direzione è stata presa nel lontano 2008, con la costituzione del consorzio Irpinia Automotive, che andava nella direzione indicata. L’imprenditoria locale, prendendo atto della rilevanza del settore dell’auto industria per la provincia di Avellino e allo stesso tempo dei limiti della struttura d’impresa territoriale, ha promosso l’aggregazione delle piccole e medie imprese locali, attraverso la costituzione del consorzio, per cercare di superare alcuni dei limiti strutturali delle singole realtà aziendali e presentarsi con un’accresciuta capacità. Quel progetto purtroppo - chiosa il sindacalista - è abortito. Ma da quello si potrebbe provare a ripartire»
http://www.orticalab.it/Zes-la-Fiom-in-campo-Ribaltiamo-il