Al tavolo tenuto oggi in videoconferenza presso il Mise, alla presenza della casa madre, delle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali, l’azienda che avrebbe dovuto presentare un piano industriale ha raccontato generiche idee di sviluppo e attività che nella loro intenzione avrebbero dovuto rappresentare un piano industriale innovativo e di sviluppo.
Ma nella sostanza quello rappresentato alle organizzazioni sindacali è un generico esercizio fatto solo per arrivare a giustificare la decisione di tagliare le produzioni dal sito di Trieste, definito strategico, riducendo quindi l’occupazione e proponendo uscite incentivate ai lavoratori. Ciò che invece è sembrato chiaro a questo tavolo è che ci sia qualcosa di non detto, un’intenzione forse di delocalizzare le attuali produzioni in Paesi con un più basso costo di produzione.
Quello presentato oggi per noi non è un piano industriale, di sviluppo e di innovazione, è un piano di massimizzazione dei profitti che abbandona qualsiasi tipo di ruolo sociale che un azienda deve avere, lo riteniamo assolutamente inaccettabile e chiediamo che venga ritirato.
Se la cassa integrazione per Covid e per mancanza di approvvigionamenti che abbiamo discusso negli ultimi tavoli serve a deindustrializzare il Paese allora crediamo ci sia un serio problema di coerenza con quello che fino a oggi l’azienda ci ha raccontato.
Non siamo disponibili a trasformare Trieste in un piccolo hub logistico che non crea valore aggiunto, che taglia l’occupazione, che impoverisce il tessuto industriale di un territorio e dell’intero paese, spostando le produzioni in altri Paesi dove è più conveniente continuare a produrre così come non siamo disponibili ad accettare che ci siano lavoratori di serie a e di serie b.
L’azienda è irrispettosa dell’intelligenza delle parti al tavolo quando dice che si sarebbe presentata senza azioni unilaterali e poi scopriamo che ha già provveduto a rescindere i contratti ai lavoratori interinali che lavorano nel sito da 8 anni.
Per questo riteniamo che se c’è l’intenzione di andare avanti in questo tavolo è necessario avere risposte concrete, rimuovendo questo macigno dal tavolo e ritirando la rescissione dei contratti interinali che l’azienda ha deciso unilateralmente.
Il tavolo, sospeso fino alle 9 di domani, deve dare tutele alle lavoratrici e ai lavoratori somministrati, solo dopo si potrà aprire il necessario confronto su un vero piano industriale che rilanci lo stabilimento di Trieste che tuteli e sviluppi l’occupazione e le competenze strategiche.
Lo dichiarano in una nota Valentina Orazzini, coordinatrice nazionale del Gruppo per la Fiom e Silvia Spera, Area politiche industriali per la Cgil nazionale.
Ufficio stampa Fiom-Cgil nazionale
Roma, 19 maggio 2022