"Il giudizio che unitariamente abbiamo espresso sull'accordo definito tra ArcelorMittal, Governo commissari straordinari è molto esplicito.
Si tratta di una transazione che consente il ritiro dei ricorsi che rimuove il conflitto giudiziario e che fissa i costi, il risarcimento dei danni in 500 milioni di euro se ArcelorMittal entro il 30 novembre 2020 riterrà di doversi-volersi disimpegnare.
Restano del tutto indefiniti la prospettiva industriale, l'assetto societario, gli investimenti e i percorsi da qui al 30 maggio, data in cui si dovrebbe concludere il confronto e sancire l'accordo sindacale previsto come vincolante dalle procedure di gara con cui ArcelorMittal si è aggiudicata l'acquisto degli stabilimenti ex Ilva.
Un confronto ed un accordo che si presentano non solo tutti in salita, ma che devono scalare anche le difficoltà derivanti da un quadro generale non certo favorevole.
Il giorno dopo l'accordo, ArcelorMittal, come primo atto, comunica l'apertura della procedura di cassa integrazione ordinaria per tredici settimane per 130 lavoratori del sito di Genova, per altrettanti dello stabilimento di Novi Ligure, oltre che la proroga degli ultimi tre mesi disponibili per Taranto.
E' inaccettabile che si utilizzino gli effetti di un calo congiunturale del mercato dell'acciaio per aprire la strada alla gestione di un piano industriale che i lavoratori non conoscono e tantomeno hanno potuto condividere. E non accettiamo che l'emergenza determinata dal Covid-19 possa negli stabilimenti ex Ilva di Genova garantire la continuità produttiva e negare però, da parte di ArcelorMittal, l'esercizio dei diritti sindacali a partire dall'assemblea dei lavoratori negli stabilimenti stessi.
Si tengano rigorosamente distinte le questioni e si apra un confronto sull'insieme delle urgenze e sul futuro degli stabilimenti ArcelorMittal in Italia”.
Lo dichiara in una nota Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa