“L'ultima manovra economica del governo non contribuisce a invertire la rotta. Il Def non tocca i privilegiati e non ridistribuisce la ricchezza, non investe sul futuro e a pagare i costi della manovra sono sempre i soliti: lavoratori, pensionati, giovani e donne. Non è una politica economica di svolta, è in sostanziale continuità con quelle dei governi precedenti.
Non va a cercare risorse dove ci sono, combattendo l'enorme evasione fiscale che è tra le principali cause dell'ingiustizia sociale nel nostro paese per cui i ricchi pagano meno dei poveri. E' recessiva, non fa investimenti pubblici né sollecita quelli privati, per cui non pone le condizioni per creare nuovo lavoro e nuova occupazione stabile. Non mantiene le promesse sulle pensioni perché non abolisce la Fornero e quota 100 è solo per pochi mentre penalizza le donne, i giovani, il sud e tutti quelli che sono stati colpiti dalle crisi industriali. E' deludente sul sostegno al reddito perché il cosiddetto “reddito di cittadinanza” è insufficiente, è un “povero sostegno alla povertà” riservato nemmeno a tutti. Non destina nuove risorse – semmai opera tagli – all'istruzione, alla formazione e alla sanità. E' pericolosa dal punto di vista democratico perché il governo ha deciso di procedere in solitudine senza confrontarsi con i sindacati.
Cgil, Cisl e Uil hanno presentato da tempo una piattaforma che il governo ha ignorato. Chiediamo una svolta economica e democratica per lo sviluppo del paese che non offrono né il Def né altre misure come il decreto sicurezza. Una svolta particolarmente urgente mentre si profila il rischio di una nuova recessione economica, tanto più pericolosa per l'Italia dove è stata molto flebile la ripresa dalla grande crisi iniziata nel 2008.
In particolare chiediamo investimenti pubblici fino al 6% del Pil, una riforma fiscale che combatta l'evasione e riduca il peso sui redditi da lavoro e pensione, un piano per il Mezzogiorno (a partire dalle infrastrutture e dalla manutenzione del territorio), l'allargamento delle tutele degli ammortizzatori sociali per gli stati di crisi, l'abrogazione della legge Fornero con l'abbassamento dell'età pensionabile a 62 anni e per i “precoci” con 41 anni di contributi, maggiori tutele per i più poveri con l'allargamento del Reddito d'inclusione (Rei), più risorse per la pubblica amministrazione, per la scuola e la sanità, in particolare per nuove assunzioni in servizi strategici per il benessere delle popolazione il futuro del paese.
Con questi obiettivi, per cambiare le scelte della manovra economica e rimettere il lavoro al centro delle politiche economiche e sociali, domani, sabato 9 febbraio, Cgil, Cisl e Uil hanno indetto una grande manifestazione nazionale a Roma. Per noi è la prima tappa di un percorso di mobilitazione e lotta che vuole rimettere in campo il protagonismo, l'intelligenza e la forza dei lavoratori. Per il cambiamento. I metalmeccanici e la Fiom si faranno sentire”.
Lo dichiara in una nota Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil.
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 8 febbraio 2019