Respinta l'ipotesi di fusione tra Alstom e Siemens mobility rimane la necessità di un'approfondita analisi sulle prospettive di tenuta e sviluppo della capacità produttiva, sia italiana che europea, nonché del potenziale di crescita occupazionale che può determinarsi a fronte degli ingenti investimenti programmati per il settore ferroviario.
Va evitato il rischio che le economie di scala prospettate attraverso la fusione vengano ricercate con delocalizzazioni verso paesi a basso costo di manodopera, a scapito dell'insediamento produttivo Alstom in Italia e dell'occupazione che ne deriva.
Pertanto continueremo a sollecitare il governo, in continuità con quanto già sottolineato nell'incontro al ministero dello Sviluppo economico, a prestare la dovuta attenzione relativamente ai futuri sviluppi del processo di consolidamento del settore che, malgrado questa battuta di arresto, continuerà.
A questo proposito va preservata la centralità dei siti produttivi italiani a partire dalle capacità e competenze progettuali e produttive che sono in grado di sviluppare: materiale rotabile e componentistica (Savigliano, con Pendolino e treni regionali, e Sesto San Giovanni), segnalamento (Bologna, Firenze e Bari), infrastrutture (Roma, Pescate), manutenzione e service (Sesto San Giovanni, Nola, Roma, Venezia e tutti gli altri depositi presidiati in tutta italia).
Condividiamo in questo senso quanto affermato dal Comitato aziendale europeo Alstom riguardo l'urgenza della costruzione di un punto di vista del sindacato europeo sullo stato del settore e sulle potenzialità di sviluppo che lo stesso offre, soprattutto al fine di impedire eventuali politiche di dumping o, comunque, di rincorsa al ribasso scaricata sulle condizioni di lavoro degli addetti.
Dichiarazione congiunta di Alessandro Pagano e Alberto Larghi, coordinatori nazionali Fiom per il gruppo Alstom.
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 7 febbraio 2019