L'ad e gli atti discriminatori contro gli operai Fiom: "Non sapevo nulla delle politiche attuate dai dirigenti"
di CONCHITA SANNINO
Fonte: http://napoli.repubblica.it/cronaca/2014/10/17/news/marchionne-98289508/
Non sapeva nulla delle politiche di discriminazione contro gli operai Fiom, «poste in essere dai dirigenti torinesi e campani del gruppo». La sorprendente dichiarazione è del top manager Sergio Marchionne, l’ad del gruppo Fiat-Chrysler che, dinanzi al giudice di Nola, sceglie l’oblazione. E con una cifra irrisoria per il colosso delle automobili, appena 2.654 euro, estingue il reato di condotta antisindacale rilevato dai magistrati, fino al 2013, nella fabbrica di Pomigliano d’Arco.
Parole, quelle di Marchionne, che non passano inosservate all’Ufficio di Procura: i magistrati sospendono letteralmente il giudizio sulla loro «credibilità» ma, tuttavia, esprimono parere favorevole all’oblazione, avendo preso atto di quella circostanza e soprattutto del mutato clima e delle condizioni di uguaglianza tra i lavoratori ristabilite all’interno dello stabilimento.
La stessa ipotesi di reato era stata però contestata anche all’allora direttore dello storico stabilimento automobilistico, Sebastiano Garofalo: il quale, evidentemente essendosene assunto la responsabilità fino all’«avvenuta conciliazione», è pronto a patteggiare dinanzi al gip Aurigemma, a Nola, il prossimo 28 ottobre, versando un’ammenda di 15.600 euro. Marchionne e Garofalo sono entrambi assistiti dagli avvocati Massimo Krogh e Giovanni Anfora.
L’inchiesta è dell’autunno 2012. La “multa” di Marchionne, arriva diciotto mesi dopo. Procedimento archiviato per il top manager dal gip Paola Borrelli, qualche mese fa. Ma la notizia trapela soltanto ora, alla vigilia dell’ultimo atto con cui si chiuderà la vicenda a carico di Garofalo.
A ricostruire le accuse per violazione dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, era stato lo stesso procuratore capo di Nola, Paolo Mancuso, con la pm Cristina Curatoli. Dopo aver ricevuto la denuncia del leader della Fiom di Maurizio Landini, infatti, scattano le indagini a carico del top manager Marchionne, e dell’allora vertice dello stabilimento di Pomigliano: dove, stando ai fatti, continuerebbe la discriminazione degli operai della Fiom, esclusi dal progetto di realizzazione della nuova Panda, nonostante le sentenze del giudice di Torino e di Roma vadano in senso opposto.
Da Nola si punta dunque alle responsabilità del massimo vertice di Fiat, sia per la condotta antisindacale avvenuta in Fip, Fabbrica Italia Pomigliano; sia per la mancata inclusione degli operai appartenenti a quella stessa sigla nella fase di trasferimento dei dipendenti di Fiat Group Automobiles a Fip. Ma appena diventa pubblica la notizia dell’avviso di chiusura indagini che prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, dal Lingotto arriva una reazione durissima. «Sconcertante e paradossale», commentano dalla Fiat, in un comunicato ufficiale in cui si parla di «accuse infondate» e di «inusitata offensiva giudiziaria avviata dalla Fiom nei confronti della Fiat da più di due anni». Una posizione che sembra stridere con quanto, un anno dopo, l’”indagato” Marchionne dirà alla Procura.
Ecco cosa scrivono il procuratore capo Mancuso e la pm Curatoli, nel parere favorevole inviato al Giudice per le indagini preliminari: «Quanto alla richiesta di oblazione (...) la contestata permanenza degli effetti del reato al momento della formulazione dei capi di imputazione faceva ritenere sussistenti le aggravanti previste, e quindi della previsione di una sanzione a pena congiunta, come tale non oblabile». Poi i magistrati, però, aggiungono: «Non va taciuto che in tale sede l’indagato ha dichiarato di non esser a conoscenza delle scelte di politica aziendale poste in atto dai dirigenti torinesi e campani del gruppo: di tale dichiarazione, di là di ogni valutazione sulla sua credibilità in questa sede, va preso atto in considerazione delle scelte, ben diverse dalle precedenti, adottate dal gruppo datoriale a valle di tale momento».
I pm annotano difatti i successivi accordi sottoscritti tra i vertici e quelle rappresentanze sindacali, da ultimo quello del 30 maggio scorso, che vede protagonisti — scrivono ancora i magistrati — «Fiat Group Automobiles e Fiat Italia
Pomigliano in uno con Fiom-Cgil nazionale e Fiom-Cgil di Napoli che, tra i principali aspetti presi in considerazione, vanta quello avente ad oggetto la definitiva e soddisfacente collocazione lavorativa dei 19 lavoratori iscritti alla Fiom tutelati dall’ordinanza di Roma». Così a Marchionne bastano appena 2.654 euro per attivare l’oblazione e il conseguente provvedimento di archiviazione. La «inusitata offensiva giudiziaria» è un capitolo chiuso.