Nelle giornate di mercoledì e giovedì in tutte le regioni si prevedono le temperature più alte che si raggiungeranno in queste settimane, ben più alte di quelle che erano state previste, arrivando fino ai 41/42 gradi, con scarsissima o totale assenza di ventilazione e una umidità che si collocherà tra il 40 e il 60%.
In queste condizioni di estremo calore esterno, a cui si deve aggiungere quello prodotto dalle macchine in movimento e dal vestiario che il lavoratore deve indossare, la temperatura percepita sarà superiore di due/tre gradi rispetto a quella reale.
In assenza di un ottimale condizionamento per il raffreddamento della temperatura, nel luogo di lavoro e a maggior ragione se si lavora all'aperto, non sarà sufficiente la distribuzione di acqua ma si deve concordare con l'azienda almeno una delle seguenti azioni:
modificare l'orario di lavoro, anticipando l'orario di entrata e di uscita, così da poter lavorare nelle ore più fresche della giornata;
contrarre l'orario di lavoro nel turno che potrà essere recuperato successivamente, permettendo cosi il fine turno prima delle fasi estreme di calore;
definire molte pause lavorative all'interno del turno;
ridurre il carico, la velocità e la frequenza del ciclo lavorativo.
Nel caso che le direzioni aziendali non intendessero concordare questi interventi le RSU e gli RLS in particolare devono intervenire bloccando la produzione, facendo uscire gli operai per il tempo necessario a recuperare una condizione ottimale di temperatura corporea.
Questa azione non deve essere intesa come sciopero ma come applicazione prevista dalle norme, in particolare dal DLGS 81, per la difesa della salute dei lavoratori e quindi l'azienda è obbligata a erogare la retribuzione piena.
Ufficio SAS Fiom nazionale
Roma, 10 luglio 2017