Continuano ad arrivare richieste di chiarimenti sulla vaccinazione antitetanica che molte aziende stanno imponendo ai dipendenti, rispondo, aggiornando la nota già inviata l'anno scorso tentando di dare qualche chiarimento che spero sia utile per informare correttamente i lavoratori e per confrontarsi con le aziende.
Vediamo di capirci qualcosa sul tetano e sulla vaccinazione antitetanica:
Solo dal 1968 la vaccinazione contro il tetano è obbligatoria.
La vaccinazione si effettua in diverse tappe : prima iniezione dal 3° al 5° mese di vita e un richiamo nel
corso del 11° / 12° mese e successivamente al 5 anno di vita e poi ogni 10 anni.
Dunque per fare degli esempi:
- i lavoratori nati prima del 1968 che non hanno mai fatto la vaccinazione, a prescindere dall'attività lavorativa che svolgono, è necessario che la facciano;
- i lavoratori nati successivamente al 1968 è certo che hanno fatto la vaccinazione e poi un richiamo sicuro a 5 anni, in quanto la vaccinazione antitetanica veniva richiesta per l'accesso dei bambini alle scuole;
- Per i nati nel 1968 è possibile che dopo le prime 3 iniezioni (3/5 mese, 11/12 mese, 5° anno) abbiano fatto anche i successivi richiami dopo il quinto anno nel 1983, nel 1993, nel 2003, nel 2013 e oggi non devono fare il richiamo e cosi per gli altri nati successivamente.
I lavoratori che ritengono di non aver necessità di richiamo vaccinale, non necessariamente sono obbligati a presentare il libretto delle precedenti vaccinazioni ma è sufficiente che facciano una autodichiarazione in cui affermeranno di essere stati già vaccinati e di aver anche fatto i richiami.
I lavoratori possono anche non essere disponibili alla vaccinazione o ai richiami dichiarando sempre in forma scritta che nel passato a fronte di precedenti e altre vaccinazioni erano stati colpiti da fenomeni di ipersensibilità e da reazioni allergiche al vaccino.
Alcune informazioni sul tetano:
il bacillo del tetano vive nell'intestino degli animali erbivori e dunque lo si trova nelle feci di questi animali e non è contagioso in quanto non si trasmette ne per le vie aeree ne da uomo a uomo.
Il rischio è dunque presente soprattutto per i contadini, che si feriscono e sono a contatto con la terra ove possono essere state depositate feci di erbivori e per i lavoratori che operano nel ciclo dei rifiuti, sempre per le stesse ragioni.
Esiste il rischio anche per i lavoratori metalmeccanici che sono a contatto con metalli sporchi di terra, rifiuti , polveri depositate in terra. Questo tipo di rischio deve essere comunque evidenziato nel DVR ove devono essere individuate le azioni per cancellare il rischio tetanico sia con opportuni interventi organizzativi sia con l'uso appropriato dei DPI, quali i guanti.
I lavoratori metalmeccanici che non sono impegnati in queste attività, e non sono dunque a contatto con terriccio anche se svolgono mansioni che li portano a utilizzare metalli, non hanno questi rischi e dunque è superflua la vaccinazione.
Bisogna smentire quel senso comune che identifica la possibilità della patologia tetanica dalla presenza di ruggine, solo le feci, il terriccio e le polveri che impregnano eventuali utensili che provocano una ferita possono provocare il rischio.
La copertura immunitaria contro il rischio del tetano è forte anche se il lavoratore ha saltato o salta qualche richiamo, con l'attenzione però di verificare l'età dello stesso in quanto in soggetti anziani l'assenza del richiamo aumenta il rischio della possibile infezione antitetanica.
Il tetano può portare alla morte per la paralisi dei nervi ma se si riconosce rapidamente, al massimo entro le 48 ore, la terapia farmacologica fa regredire la grave situazione, fino a completa guarigione.
Negli ultimi anni complessivamente i colpiti dal tetano in Italia sono stati una cinquantina, perlopiù lavoratori e persone molto anziani e soprattutto contadini, in quanto non avevano sufficiente copertura vaccinale, ma nessuno è deceduto.
La vaccinazione antitetatica è sicura se il lavoratore interessato è sano e non affetto da fenomeni allergici, in caso contrario i rischi di shock sono possibili ed è meglio evitarla.
Assolutamente diverso è il rischio rispetto al beneficio che può determinarsi con l'iniezione del siero antitetanico. Infatti il siero è un emoderivato , cioè proviene da sangue umano.
Pur con tutte le accortezze che vengono prese il rischio della trasmissione dell'epatite A e del HIV sono elevate. Dunque è necessario sempre ponderare bene la decisione di inoculare il siero antitetanico.
Conclusioni: trovo curioso e da respingere l'atteggiamento delle le aziende che vogliono procedere a campagne generalizzate di vaccinazioni, pensando così di non essere responsabili a fronte dell’insorgenza delle infezioni tra i propri dipendenti. Solo all'interno della più ampia ed efficace attività di sorveglianza sanitaria che il medico competente deve realizzare in base agli effettivi rischi presenti in azienda e a quanto valutato nel DVR dovrà procedere o meno a estese vaccinazioni.
Solo nel confronto proattivo e preventivo tra le RSU, gli RLS e le aziende si realizzeranno le più efficaci azioni di tutela della salute dei lavoratori.
Nell'eventualità che non si trovasse un positivo riscontro c'è la necessità di rivolgersi al Servizio di Prevenzione della Asl.