Oggi in molti Paesi nel mondo, si celebra la giornata della memoria per le lavoratrici e i lavoratori uccisi in incidenti sul lavoro o per malattie nate con il lavoro.

Oggi auspichiamo che non sia l’ennesima giornata della retorica del lavoro, ma al contrario una giornata dove tutti riflettano sulle condizioni lavorative, insopportabili in Asia, con il carico di morti nelle fabbriche dei tessili o elettroniche, ma ormai degradate anche nella nostra Europa, ove ogni anno si registrano 7 milioni di persone ferite in incidenti sul lavoro e 168 mila decessi per incidenti o per malattie professionali.

L’Italia continua ad avere il primato in Europa per le morti sul lavoro con una media ormai stabile di un migliaio di lavoratori uccisi. Questi numeri sono il risultato di una progressiva cancellazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e di norme che garantiscano la sicurezza sul lavoro.

La qualità del lavoro, il lavoro sicuro sono ormai grandi assenti nelle decisioni delle classi dirigenti. Questa cultura si sta diffondendo ormai in ogni ambito anche in quello della Magistratura. Le decisioni della Magistratura che allontanano nel tempo la possibilità di una vera giustizia per i lavoratori morti alla ThyssenKrupp di Torino e riducono le pene per i responsabili aziendali della tragedia vanno in questa direzione.

Oggi si fa finta di ignorare le effettive condizioni in cui si svolge il lavoro e le condizioni sempre più degradate nelle quali si trovano molto lavoratori precarizzati e ricattati.

La Fiom anche in questa giornata riconferma l’impegno di tutte le proprie strutture a tentare di garantire sempre e comunque la salute delle lavoratrici e dei lavoratori che non deve essere scambiata né con il lavoro né con il salario.

La Fiom è impegnata a costruire una cultura, azioni, norme che respingano le ricette fallimentari sul mercato del lavoro e le ipotesi di cancellazione del Contratto nazionale, garanzia di unità, solidarietà delle lavoratrici e dei lavoratori e di conseguenza garanzia di una tutela effettiva della propria condizione.