II Governo, anziché definire immediatamente la data dello svolgimento del referendum sulle autorizzazioni per le trivellazioni, facendolo coincidere possibilmente con le elezioni amministrative, con un indubbio risparmio di costi, ha deciso di partire con la propaganda per far fallire il referendum.
Sia le dichiarazioni del presidente Renzi in visita in Emilia Romagna che le voci messe in giro da ambienti del Ministero dello Sviluppo economico, affermano che il Referendum No Triv metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro nei siti ove sono già in corso estrazioni da giacimenti di gas o petrolio off-shore. Sono voci totalmente false e strumentali e di pura propaganda che hanno l'obiettivo di non far raggiungere il quorum nella partecipazione e comunque di impedire l'affermazione del SI.
Il quesito referendario No Triv riguarda solo le nuove trivellazioni in mare e dunque non mette, ne potrebbe mettere in discussione i cantieri petroliferi in corso e quindi non incide negativamente sull'occupazione nel settore.
La crisi che investe il settore della raffinazione e incide anche sulla certezza lavorativa di tante migliaia di lavoratori, soprattutto metalmeccanici dell'impiantistica manutentiva, nasce per il calo della domanda energetica in atto da diversi anni, e per gli investimenti sbagliati fatti nel passato che hanno già portato all'uscita dal lavoro nel periodo 2010 – 2013 di 3000 lavoratori.
Piuttosto che continuare a ricercare ogni mezzo per impedire il referendum, continuando a privilegiare con incentivazioni e concessioni le imprese che operano nel settore delle fonti fossili il Governo dovrebbe cambiare radicalmente la politica energetica, puntando sull'efficienza energetica e sulle fonti energetiche rinnovabili che, come spiega uno studio dell'Enel sarebbe in grado di far crescere il Pil del 2% , generando un risparmio di CO2 al 2020, da 72 a 50 milioni di tonnellate ma soprattutto facendo crescere l'occupazione del 2% nell'industria.
Lo sviluppo certo del settore industriale imperniato sulle fonti rinnovabili, sia sul versante della produzione che di quella istallativa e manutentiva permetterebbe già oggi a tanti lavoratori operanti nel ciclo delle fonti fossili il passaggio da una condizione lavorativa incerta a una più sicura e meno dannosa per la salute e per l'ambiente.
Votare, raggiungendo il quorum e votare Si al referendum No Triv significa rimettere in discussione un modello di sviluppo sbagliato, ingiusto e dannoso e delineare un nuovo modello che offra alle persone e ai lavoratori più diritti, più salute, e più rispetto per l'ambiente. La Fiom è impegnata a raggiungere questo obiettivo e dunque invitiamo tutte le strutture regionali e territoriali a partecipare alle iniziative promosse dai vari comitati No Triv che si stanno costituendo portando il contributo delle nostre idee.