E' la regione del nord più colpita dalla crisi. Là, dove un tempo tutto (o quasi) era Fiat, oggi si racconta una caduta riassumibile in poche crude cifre: dal 2008 a oggi, capacità produttiva industriale -25%, occupati -30%; nel solo triennio 2012-2015, persi 40.000 posti di lavoro, 140 milioni di ore di cassa integrazione nel 2013 e altrettante l'anno seguente. I freddi numeri si traducono nell'inferno dei senza casa che dormono in macchina, di chi fruga nei cassonetti o ruba al supermercato, di chi fissa quasi incredulo il certificato di disagio psichico rilasciatogli dalle Asl. Ex lavoratori “garantiti”, oggi nuovi poveri.
Dicono che ora la crisi sia passata e che pure in Piemonte ci sia una qualche ripresa, anche dell'occupazione: +4% nell'industria, secondo la Confindustria locale. Ma le macerie sono tante e ancora ben visibili. Per esempio in quei 50.000 che dal prossimo gennaio non avranno più il sussidio di mobilità e diventeranno semplicemente dei senza-lavoro; e senza reddito. Le macerie sono belle grandi, “i segnali di ripresa sono ancora molto deboli di fronte alle perdite subite – annota Vittorio De Martino, segretario generale della Fiom Piemonte – e sicuramente quello che è andato perduto non si recupera più”. Nell'immediato bisogna affrontare una vera e propria emergenza, così per il sindacato le vertenze da industriali diventano sociali: dai cancelli delle fabbriche che chiudono fino a sotto le sedi del potere economico e politico per garantire un futuro a chi sembra averlo perso. Con un simile quadro si misurano anche qualità e quantità della rappresentanza e il voto per le Rsu (per gli Rls in Fca-Cnh, dove più che questo non si può) sono uno specchio di ciò che fai; perché conti per quello che fai.
Misurarsi con la crisi dell'industria piemontese ha portato la Fiom a quota 63,5%. E' la percentuale dei consensi ottenuti nelle 383 fabbriche in cui dal gennaio 2014 a oggi si sono rinnovate le Rappresentanze sindacali unitarie, coinvolgendo finora 52.572 lavoratori (un quinto del totale dei metalmeccanici piemontesi), con una buona partecipazione al voto (quasi il 70%), un po' sopra la media di quella nazionale. In queste aziende, la Fim e la Uilm sono rimaste molto indietro, rispettivamente con il 20 e il 13%. Solo quando tutti i dati saranno incrociati – e, magari, si riuscirà ad avere una certificazione unitaria del voto (e degli iscritti) – si potranno trarre le somme definitive, ma è chiaro che partendo da questi numeri la Fiom può credibilmente ritenere di avere la maggiorana dei consensi; probabilmente assoluta.
Un'impressione confortata anche dall'analisi dei voto nelle singole imprese, dove si può fare un confronto con le consultazioni precedenti: quasi ovunque la Fiom aumenta i consensi rispetto alle elezioni di quattro anni prima. Alcuni esempi: alla Iarp di Alessandria (533 addetti) la Fiom passa dal 51 al 59%, all'Ansaldo Sts di Torino (259 dipendenti) dal 49 al 54%, alla Mahle Motori di Torino (306 dipedenti) dal 57,7 al 71,7%, alla Pininfarina di Cambiano (284 dipendenti) dal 71,7 al 77,3%, alla Skf dal 65,8 al 69,8%. Ci sono poi molte realtà in cui la Fiom è rimasta il solo sindacato presente (come alla Gammastamp di Vercelli, ottenendo il consenso di tutti i 374 votanti su 580 addetti) o altre in cui non è possibile un confronto con il passato: come all'Ocava di Asti (239 dipendenti, Fiom al 69,6%), alla Merlo di Cuneo (733 dipendenti, Fiom al 76%), alla Giacomini di Novara (541 dopendenti, Fiom al 59,4%), all'Ibm di Torino (540 dipendenti, Fiom all'84,4%), all'Avio di Torino (1.717 dipendenti, Fiom al 43,4%), alla Thales Alenia Space di Torino (710 dipendenti, Fiom al 58,3%). Tra tanti successi, fiscono per saltare all'occhio i casi “negatitivi” di Alenia: negli stabilimenti di Caselle e Torino la Fiom rimane il sindacato più rappresentativo ma perde consensi: rispettivamente dal 55 al 41% e dal 68 al 52%.
Complessivamente la Fiom ha finora eletto in Piemonte 938 delegati su un totale di 1.284; la Fim186, la Uilm 135, altre liste 25.
Ai dati sulle Rsu, in una regione in cui i dipendenti dell'automotive sono più di 80.000, è opportuno aggiungere quelli per le elezioni degli rappresentanti alla sicurezza nelle fabbriche ex Fiat, unico appuntamento elettorale aperto a tutte le organizzazioni: dopo anni di discriminazione la Fiom è il sindacato più votato in quasi tutti gli stabilimenti e comunque il primo complessivamente con oltre il 35% dei consensi.
Commentando questi risultati, e riprendendo il filo del discorso iniziale, Vittorio De Martino sostiene che “il successo nel voto per le Rsu è anche il riconoscimento del lavoro fatto dalla Fiom durante la crisi industriale piemontese”. Per essere più chiaro cita le mobilitazioni per dare un futuro ai 50.000 lavoratori che tra qualche mese resteranno senza ammortizzatori sociale avendo concluso il periodo di mobilità : “Abbiamo portato le loro crisi industriali al centro della scena politica e sociale torinese, fin sotto i palazzi delle istituzioni e delle rappresentanze imprenditoriali. E abbiamo costretto la Regione e Confindustria ad aprire un confronto che inizia a dare i suoi frutti. Dove c'è qualche segnale di ripresa – tra Cuneo, Alessandria e, in parte, Torino – le imprese si sono impegnate ad assumere attingendo dallel iste di mobilità, usufruendo anche di contributi regionali, mentre con la Regione stiamo discutendo di creare degli scivoli verso la pensione per i più anziani di quei 50.000. Oltre a questo impegno – conclude De Martino – il buon risultato delle nostre liste nelle elezioni Rsu ci impegna ad affrontare la difficile fase contrattuale che abbiamo davanti con lo stesso rigore con cui abbiamo affrontato la crisi: il contratto lo costruiamo a partire da dove siamo rappresentativi, azienda per azienda, con i lavoratori e sul merito: su appalti, jobs act, condizioni di lavoro, ammortizzatori e salario. Soprattutto in una fase come questa segnata dalla mancanza di regole condivise da tutti è la pratica quotidiana che conta, è 'fare sindacato' che produce risultati”.
LEGGI ANCHE:
Primi dati nazionali: la Fiom al 60%
A Bologna la Fiom fa il pieno con l'86% dei voti
Campania, la democrazia di fronte alla crisi: Fiom al 35,1%