La vertenza di Acciaierie d’Italia – ex Ilva – è in una fase cruciale. Una vertenza che dura da oltre 11 anni, che mai come oggi registra un livello così forte di preoccupazione e tensione, alimentata da chi oggi gestisce e da chi oggi è chiamato a decidere sulle sorti del più grande polo siderurgico del Paese e d’Europa.
Nel tempo abbiamo ascoltato tante false promesse su possibili progetti alternativi alla siderurgia da parte di chi demoliva ogni percorso costruttivo fatto dai lavoratori.
Arcelor Mittal, attraverso la sua gestione, anche con la complicità dei Governi che si sono susseguiti negli anni, non ha mantenuto gli impegni né con la comunità né con i lavoratori tenendo in ostaggio e fermando i processi di innovazione tecnologica e di transizione ecologica per il rilancio della siderurgia.
È del tutto evidente che a pagarne le spese sono i lavoratori, diretti, dell’indotto, di Ilva in AS. Infatti, i mancati investimenti sugli impianti, hanno portato al collasso gli stabilimenti ex Ilva con il rischio che sia definitivamente compromesso il rilancio produttivo e ambientale.
Pertanto, lo Stato deve necessariamente assumere il controllo della società evitando di continuare ad elargire ulteriori ingenti risorse pubbliche ad Arcelor Mittal senza avere la possibilità di gestire l’attività e verificarne l’operato.
Il 20 dicembre durante l’incontro a Palazzo Chigi chiederemo al Governo:
• di assumere il controllo della società;
• di cambiare la governance di Acciaierie d’Italia e porre fine a questi inaccettabili comportamenti;
• di dare un vero riavvio agli impianti per far rientrare tutti i lavoratori al lavoro, senza costringerli a stare in cassa integrazione a tempo indeterminato e senza un minimo di visione di futuro e in un ambiente compromesso;
• di avviare un processo di vera transizione ecologica, recuperando i ritardi accumulati con un piano industriale credibile che tuteli l’ambiente e l’occupazione;
• di dare risposte ai lavoratori di Ilva in AS attraverso la clausola di salvaguardia occupazionale del 6 settembre 2018.
In assenza di un’immediata assunzione di responsabilità da parte del Governo, la chiusura del sito sarà inevitabile. Inoltre, avremo conseguenze devastanti dal punto di vista ambientale, a partire dal sito di Taranto che non verrebbe mai più bonificato.
Chi fa dichiarazioni differenti sull’ex Ilva vuole solo dividere la città e continuare a fare propaganda elettorale sulle spalle di migliaia di lavoratori e cittadini.
Non c’è più tempo da perdere, è il tempo delle decisioni.
Sosteniamo la lotta dei lavoratori perché è la lotta di tutta la città che rivendica i diritti costituzionali come il lavoro, la salute e l’ambiente.