“Noi ci siamo e con noi dovete fare i conti. Tra pochi giorni ci troveremo di fronte di fatto ad una nuova società con il perfezionamento dell’accordo tra Governo e ArcelorMittal. La nuova società sarà partecipata per il 50% dal capitale pubblico dello Stato. L’ingresso e la partecipazione dello Stato attraverso Invitalia non possono essere semplicemente una decisione di natura finanziaria. È indispensabile che lo Stato assuma un ruolo e una funzione di indirizzo e di controllo nelle scelte strategiche di politica industriale del gruppo.
Non vorrei che si pensasse che abbiamo fatto una trattativa di un anno con il vincolo occupazionale e zero esuberi con un'azienda privata e che ora si possa trattare gli esuberi con un'azienda per metà pubblica. Anche perchè a noi non è arrivata nessuna disdetta dell'accordo sindacale firmato al Mise il 6 settembre del 2018. L’accordo del 2018 prevedeva 10.700 occupati subito e la clausola di salvaguardia occupazionale con il rientro dei 1700 lavoratori in amministrazione straordinaria entro il 2023.
Troviamo inaccettabili l'atteggiamento del Governo e anche il comportamento dell'azienda. C’è una totale mancanza di rispetto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori e nei confronti delle organizzazioni sindacali.
In Italia le multinazionali non rispettano gli accordi, gli unici che rispettano gli accordi sono le lavoratrici e i lavoratori, che oggi hanno scioperato con un’altissima adesione e dato vita a presidi negli stabilimenti del gruppo, a cui sono pervenute manifestazioni di solidarietà di tutti i sindacati europei dei Paesi in cui sono presenti impianti di ArcelorMittal.
Siamo preoccupati per un possibile slittamento sui tempi, probabilmente al 2025, e siamo di fronte ad una trattativa tutta da fare. Chiediamo un cronoprogramma preciso degli investimenti in grado di accelerare le ricadute positive in termini ambientali, industriali e occupazionali”.
Lo dichiara Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil
Roma, 25 novembre 2020