Intervento di Maria Lina Bigoni, Rsu Fiom alla Walvoil di Reggio Emilia, in occasione della visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella zona industriale di Corte Tegge a Cavriago, dove ha iniziato le celebrazioni per il Primo Maggio visitando il distretto della meccatronica emiliana.
l testo dell'intervento
Sig. Presidente, illustri ospiti, cari colleghi
Tra due giorni sarà il Primo Maggio, festa delle lavoratrici e dei lavoratori, e anche quella dioggi a è un’occasione di celebrazione del lavoro per il nostro territorio.
Ma quando parliamo di lavoro, qui come nel resto del Paese, di quale lavoro siamo costretti a parlare?
Negli ultimi anni la condizione delle persone che per vivere devono lavorare è peggiorata:
Nella storia repubblicana non si è mai visto una perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni veloce come nell’ultimo triennio,
Non c’è mai stato un periodo con così tanti precari nel mondo del lavoro,Purtroppo sono ancora grandi le differenze tra uomini e donne.
Nello stesso tempo volano i profitti e crescono i dividendi degli azionisti delle imprese, e la crescita dei profitti a sua volta alimenta l’inflazione.
I contratti nazionali non garantiscono più il recupero del potere d’acquisto, quelli aziendali sono statisticamente una eccezione e non redistribuiscono davvero la produttività, a livello individuale le politiche retributive producono crescenti disuguaglianze.
Questo ci preoccupa, perché il Primo Maggio dovremmo onorare chi con il proprio lavoro rende grandi le aziende, le rende competitive, permette loro di crescere, invece troppo spesso ascoltiamo discorsi in cui i posti di lavoro sono considerati come un dono, un privilegio, o peggio un premio per chi se lo merita.
Non era quello che pensavano i nostri Costituenti.
La nostra Costituzione, nata dall’antifascismo, venne scritta dopo anni in cui agli operai era vietato organizzarsi in associazioni libere, dove lo sciopero era considerato un delitto, dove i militanti sindacali venivano licenziati, arrestati, esiliati, a volte uccisi.
Soprattutto oggi abbiamo il dovere della memoria e la responsabilità di dare continuità e concretezza agli ideali di libertà e giustizia sociale della nostra Costituzione.
L’articolo 3 afferma che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Negli ultimi 20 anni ci sembra che i governi che si sono succeduti abbiano assegnato questo compito alle sole logiche del mercato, ma ancora oggi vediamo operai del nostro Sud costretti a migrare al nord per cercare lavoro; vediamo ingegneri e medici fuggire dall’Italia in cerca di fortuna in altri Paesi, mentre le disuguaglianze sono cresciute.
La Politica ha lasciato fare al Mercato, il Mercato ha fallito, e questo lo stiamo pagando quasi tutti, soprattutto i più giovani.
Sarà forse anche per questo motivo che metà degli operai di questo Paese non ha votato alle ultime elezioni politiche?
Le giornate come quella di oggi servono anche a ricordarci, fuori da ogni retorica, che “solo uno su mille ce la fa”, l’ideologia individualista della competizione esasperata ha trasformato la società in una gara continua, dove per ogni vincente ci sono 999 perdenti che vengono colpevolizzati del proprio destino:
I poveri sono forse colpevoli della loro povertà?
Lo sono i lavoratori che perdono il lavoro o non ne trovano uno nuovo?
L’un percento più ricco merita davvero tutto quello che ha?
I migranti che scappano dalle conseguenze del riscaldamento climatico causato dai paesi industriali sono forse colpevoli?
Le donne costrette a rinunciare al lavoro dopo il parto sono colpevoli?
Le donne che guadagnano meno degli uomini sono forse inferiori?
I giovani devono per forza subire anni di precarietà prima di poter mettere su una famiglia e avere un reddito stabile?
E’ responsabilità delle istituzioni, delle forze politiche, del sistema delle imprese e dei sindacati provare a invertire questa tendenza.
Perché tutti noi possiamo finalmente sentirci davvero orgogliosi di vivere in una repubblica “fondata sul lavoro”!
Buon primo maggio Presidente
Buon primo maggio a tutti.