Oggi è stato un giorno importante per la vertenza Wanbao Acc e per i 293 lavoratori e lavoratrici coinvolti: la grande manifestazione tra Borgo Val Belluna e Villa di Villa per il salvataggio della Wanbao Acc ha portato oltre 2500 lavoratrici e lavoratori metalmeccanici, arrivati da ogni parte della Regione e delle altre categorie bellunesi, a partecipare per dare supporto alla lotta. Anche i lavoratori della Electrolux oggi hanno scioperato e hanno portato la loro solidarietà in corteo (ricordiamo che c’è stata anche l’Electrolux fra i vari proprietari della ex Zanussi Elettromeccanica). Per quanto riguarda le aziende metalmeccaniche bellunesi hanno scioperato con le seguenti percentuali: Acc Wanbao 100%, Evco 70%, Ali group 70%, Epta 60%, Clivet 60%.
Oltre ai segretari di Cgil Cisl e Uil e Fim Fiom e Uil provinciali e regionali oggi hanno preso parte al corteo e sono intervenuti sul palco anche i sindaci del territorio, i vescovi di Vittorio Veneto e di Belluno, che hanno testimoniato, con la loro presenza, che quella che coinvolge la Wanbao Acc non è solo una lotta dei lavoratori, ma anche di una comunità intera, che si stringe a loro. Mentre gli interventi si susseguivano sul palco davanti alla fabbrica è arrivata la comunicazione che il 17 dicembre le parti sono nuovamente convocate al Mise per affrontare tutti gli aspetti di questa vertenza e per trovare una soluzione che possa portare l’azienda a nuova vita.
Lo sciopero delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici del Veneto si è svolto oggi in concomitanza con la manifestazione nazionale a Roma, in cui sono state portate le maggiori vertenze che attanagliano il Paese, tra cui svetta il dramma Arcelor Mittal. I lavoratori e le lavoratrici hanno aderito allo sciopero e hanno manifestato insieme non solo per portare la giusta solidarietà ai compagni e alle compagne in difficoltà, ma anche per dire forte e chiaro che non è più possibile scaricare la crisi sulle loro spalle. Per troppo tempo hanno cercato di raccontare che per poter investire in Italia e per poter far arrivare aziende straniere era necessario cancellare i diritti dei lavoratori… ma alla conta dei fatti c’è solo il rischio che il 2020 possa diventare un ennesimo annus horribilis per i lavoratori. Le imprese italiane o multinazionali che siano, hanno sempre cercato, purtroppo riuscendoci in molti casi, di tarare l’occupazione sulla crisi, scegliendo le strade più semplici: quella di utilizzare gli ammortizzatori sociali per ridurre le ore lavorate, ma anche per aumentare la produttività o, peggio, licenziando e ricorrendo poi all’occorrenza al lavoro precario e sottopagato. E così mentre le aziende continuavano e continuano a garantirsi e ad aumentare la loro fetta di utile di bilancio, i lavoratori pagavano e pagano in termini di perdita di lavoro, reddito e diritti. Purtroppo è lontano dal realizzarsi il principio della responsabilità sociale d’ impresa così come stabilito dalla Costituzione.
I lavoratori e le lavoratrici della Wanbao Acc non sono disposti a perdere né la loro azienda né i loro posti di lavoro perché sono loro con le loro competenze, le capacità e i sacrifici che l’hanno resa un’eccellenza e che se ora versa in queste condizioni è solo dovuto ad una schiera di imprenditori incapaci che hanno solo saputo depredarla a fini speculativi. La lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della Wanbao è la lotta di tutte e tutti i lavoratori e le lavoratrici bellunesi. La crisi della Wanbao Acc ha colpito un territorio già ferito dalla crisi. La provincia di Belluno ha già vissuto continue ristrutturazioni aziendali che hanno decimato importanti realtà territoriali, in cui le chiusure dell’Invensys e della Ferroli hanno già compromesso il tessuto industriale del territorio.
A ciò si aggiungono le preoccupazioni che riguardano anche altri settori importanti quali quello dell’occhialeria ed in particolare dalla minacciata ristrutturazione alla Safilo, che potrebbe comportare centinaia di licenziamenti: a quei lavoratori la piazza ha lanciato un messaggio fortissimo di fratellanza e solidarietà.
“Non possiamo rassegnarci ad un destino di desertificazione industriale e di impoverimento del territorio che avrebbe ricadute drammatiche su tutti i lavoratori e le lavoratrici. Già oggi questa provincia si confronta con dati demografici impressionanti: una popolazione in costante discesa, il numero di nati più basso del Veneto, il rapporto anziani/giovani più alto della regione in cui la perdita di 300 posti di lavoro, oltre alle conseguenze drammatiche per i lavoratori, sarebbe un colpo mortale alle prospettive di rilancio.” ha dichiarato Antonio Silvestri segretario generale della Fiom del Veneto: “Noi continueremo questa battaglia fino in fondo perché è ora di mettere un freno alla logica predatoria di questa imprenditoria che arriva, rapina le ricchezze, le intelligenze e i saperi, fino ad arrivare a pregiudicare il futuro di un intero territorio. Noi vogliamo che il lavoro torni a essere davvero interesse generale di questo paese, e vogliamo che le persone possano realizzarsi nel lavoro che fanno. La partecipazione a questa manifestazione ci dà speranza, ci dà la forza, ci dice che è possibile cambiare un destino che sembra già scritto. E anche per questa ragione, perché c’è questa piazza, perché c’è questa dignità, che noi abbiamo il dovere di continuare questa battaglia.”
Fiom Cgil Veneto
10 dicembre 2019
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