Mercoledì, 13 Novembre 2024

Fiom Veneto - Oggi giornata mondiale del rifugiato in un mondo sempre più ostile

 

Sono oltre 110 milioni i profughi in tutto il mondo (dati Acnur-Unhcr) e per loro oggi, 20 giugno, si celebra la Giornata mondiale del rifugiato. Che arriva proprio nei giorni del tragico naufragio al largo delle coste del Peloponneso: oltre 600 dispersi in mare e 80 morti accertate. Tragedia questa che ricorda la strage nella notte fra il 25 e il 26 febbraio al largo di Cutro.

Queste stragi, che negli ultimi 10 anni hanno comportato la morte di oltre 26.000 persone, sono per larga parte causate dalle modalità confuse e vessatorie, senza lungimiranza né coscienza, con cui la politica affronta il dramma migratorio, non come fenomeno da affrontare con l’umanità e l’intelligenza necessaria, ma come fenomeno emergenziale da contrastare.

Coloro che migrano, fuggendo dal sud del mondo per colpa di conflitti, disastri naturali o causati dall’uomo, cambiamenti climatici, perché perseguitati da leggi ingiuste o semplicemente perché impossibilitati a vivere una vita dignitosa per sé e per i propri cari nella propria terra di origine, sono visti dalle potenze occidentali come qualcosa da scacciare o rifiutare, da cancellare.

Chi lascia la propria terra lo fa per cercare una giusta prospettiva di vita ed invece spesso incontra i campi di detenzione in Libia e Turchia o nelle aree costiere del Magreb, (organizzati e sostenuti dalle “democrazie” occidentali), in cui anche donne e bambini vengono torturati, stuprati e uccisi. La fuga da quei luoghi di tortura, la fuga da territori in cui imperversano la guerra, le carestie e la miseria spesso rappresenta l’unica speranza possibile, anche a rischio di odissee, spesso senza lieto fine, su barconi fatiscenti.

Il diritto alla sicurezza di ogni essere umano, come sostiene anche Papa Francesco, non può essere considerato negoziabile. E per garantirlo occorre ripensare interamente il modello di sviluppo fondato sulla predazione e sullo sfruttamento delle risorse, del suolo, dell’ambiente e del lavoro, che sono le cause principali che stanno alla base delle migrazioni.

Occorre dire basta a quella che è diventata una guerra nei confronti degli ultimi e dei più poveri. Da troppo tempo la politica italiana e non solo, ha indicato strumentalmente l’immigrazione tra i responsabili del peggioramento delle condizioni dei cittadini e dei lavoratori, giustificando così politiche sempre più lesive dei più elementari diritti umani e alimentando intolleranza di fasce sempre più vaste della società.

Invece, proprio ad inizio di questo mese, l’8 giugno, nonostante la strage di Cutro, tragedia che, come quella di Lampedusa di 10 anni fa, avrebbe dovuto insegnare qualcosa, è stato sottoscritto un nuovo patto per la migrazione e la gestione degli ingressi e dell’asilo che riguarda i 27 paesi dell’Unione. L’accordo dovrà essere discusso dal parlamento europeo, che dovrà approvarlo. Le nuove regole, che prenderanno il posto del regolamento di Dublino III, introducono delle quote per il ricollocamento dei migranti, ma non intaccano il principio del paese di primo ingresso che attribuisce ai paesi di frontiera la responsabilità di gestire l’accoglienza. È tristemente ironico come, proprio in questo periodo storico, abbia vinto l’approccio italiano, che ricorda quello adottato dagli Stati Uniti, e che di fatto permetterà di respingere in paesi terzi anche persone che avrebbero diritto alla protezione internazionale sulla base di una valutazione sommaria durante la procedura di frontiera. Le maggiori organizzazioni che si occupano di diritti umani hanno contestato questo nuovo patto perché queste nuove regole sanciscono “la fine del diritto di asilo” in Europa e sono un attacco allo stato di diritto. Oltre a definire le modalità per cui uno dei 27 Paesi può decidere di non prendere neppure un richiedente asilo in cambio del pagamento di una somma di denaro.

La FIOM CGIL del Veneto ribadisce la necessità di affermare il rispetto dei diritti e della dignità di tutte e tutti, indipendentemente dalla loro provenienza, dal colore, dal genere, dalla loro condizione economica e dalle convinzioni religiose o politiche.

Questo significa abbattere i muri dell’intolleranza e favorire l’accoglienza, significa abolire le leggi precarizzanti che rendono i migranti lavoratori ricattabili, a partire dalla Bossi e Fini, significa creare canali di migrazione sicuri ed accessibili e far si che la migrazione diventi scelta e non più costrizione.

 

Mestre, 20.06.23

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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