Gruppo Bcs
Nessuna guerra in corso, ma rivendicazioni legittime dei lavoratori
Del gruppo Bcs, che ha uno stabilimento ad Abbiategrasso, fa parte anche la Mosa di Cusago.
Da mesi, tra azienda e rappresentanti dei lavoratori, si discute del premio di risultato del gruppo.
“Siamo consapevoli – sostengono i delegati – che l’azienda non ha raggiunto risultati particolarmente positivi. Quello che chiediamo è l’impegno a effettuare interventi per migliorare le condizioni di lavoro: in alcuni reparti, in questi giorni, la temperatura è insopportabile. Chiediamo inoltre che vengano riconosciuti i lavoratori che svolgono mansioni usuranti (che avrebbero i requisiti per la pensione anticipata), oltre alla riconferma del premio di risultato che l’azienda vorrebbe azzerare”
A sostegno di queste ragionevolissime rivendicazioni, giovedì 20 luglio si è svolto uno sciopero e un presidio davanti allo stabilimento Bcs di Abbiategrasso cui hanno partecipato anche i lavoratori di Cusago.
La risposta alle richieste dei lavoratori arriva direttamente dal Presidente del Gruppo Bcs, in un video postato sulla pagina FB de “L’eco della città” ed è sconcertante.
L’ingegner Fabrizio Castoldi, infatti, dopo aver sostenuto che il premio di risultato è un pretesto utilizzato da coloro che vogliono “fare guerra all’azienda”, ossia quelli “con le magliette rosse”, i lavoratori della Mosa che “sindacalmente è tutta Cgil”, si lancia in uno sproloquio finale inquietante.
Con toni da “De bello Gallico”, il presidente del gruppo Bcs commenta così uno sciopero di 2 ore accompagnato da un civilissimo presidio: “Non credo sia una protesta nata all’interno dell’azienda, ma mi viene il sospetto che sia manovrata da fuori, da gente che odia la Bcs, che l’ha sempre odiata e che si sta scatenando nella parte più debole”. La parte più debole – a detta dell’ingegnere - è la Mosa, dove c’è solo la Cgil e dove lavorano quelli con le magliette rosse.
Riteniamo totalmente pretestuose le dichiarazioni del Presidente della Bcs: nessun lavoratore è “manovrato da fuori”, produrre per 8 ore al giorno a temperature infernali è insostenibile e inaccettabile, le mansioni usuranti vanno riconosciute e va colmata la disparità economica, a parità di lavoro, tra chi opera in Mosa e in Bcs.
Chiediamo quindi al Presidente di Bcs di aprire immediatamente un tavolo di trattativa dove si possa discutere seriamente di condizioni di lavoro e trattamento economico, con l’obiettivo di giungere ad una soluzione positiva della vertenza.
Milano, 24 luglio 2017