Assemblee oggi a Bologna , presso lo stabilimento di via Corticella, sul progetto di fusione di Alstom e di Siemens Mobility, dopo l’incontro a Milano, di martedì 15 gennaio, con la Direzione italiana.
Autorità Antitrust Europea, su sollecitazione degli Enti Antitrust di Belgio, Olanda, Regno Unito, Spagnae pare anche Germania, per autorizzare la fusione, ha, infatti, chiesto alle due società di cedere, a non meglio precisati concorrenti, alcune attività nel settore del Segnalamento o nel settore dei treni ad Alta velocità. A fronte delle richieste della Commissione, le due società hanno proposto di cedere alcune attività. Per quanto riguarda il “segnalamento” hanno proposto la cessione delle attività di ETCS e di Interlocking in Spagna, Grecia, Danimarca, Romania e Croazia. Queste cessioni hanno ripercussioni sugli organici italiani in una misura stimata dalla Direzione tra 20 e 30 addetti, cioè le persone che con competenze e responsabilità specifiche collaborano a questi progetti e prodotti in quei paesi.
Per quanto riguarda l’Alta velocità, le due Società hanno proposto di cedere il Velaro, il treno ad alta velocità di Siemens o – in alternativa – il Pendolino, treno nato e prodotto a Savigliano. L’ipotesi di cessione delle attività del Pendolino, avrebbe impatti negativi per le attività italiane a partire della progettazione (che sta sviluppando la nuova versione, lo Smart Pendolino), e alla produzione che sta consegnando il Pendolino evo, fino alle attività di manutenzione che vengono svolte a Nola, Roma San Lorenzo e a Venezia.
Le ripercussioni sullo stabilimento bolognese sarebbero principalmente a proposito del settore segnalamento e di conseguenza i 30 trasferiti per i quali non c’è certezza né sul proseguimento del rapporto di lavoro né su una nuova sede di lavoro. A ciò si aggiunge che la cessione del prodotto ad un concorrente lascia dubbi ed incertezze su come proseguiranno i progetti fino ad ora seguiti nel sito bolognese.
“Ci troviamo quindi in una situazione di incertezza che durerà fino a quando la Commissione europea si esprimerà sulla fusione, parere che comunque dovrà essere formalizzato entro il 18 febbraio 2019 – dichiarano Fim e Fiom. A questo proposito oltre alle assemblee, svolte oggi, abbiamo richiesto un incontro urgente presso il Ministero dello Sviluppo Economico per un confronto sulle politiche industriali conseguenti alle possibili decisioni della Commissione per autorizzare la fusione, ma anche per prepararsi agli effetti della riorganizzazione che la nuova Società predisporrà”.
“Esprimiamo – dichiarano Fim e Fiom – grande preoccupazione sul futuro industriale del sito bolognese, poiché cedere un’attività così rilevante ad un concorrente di fatto rischia di indebolire la centralità di quel settore all’interno del gruppo. Saremo come sempre a fianco dei lavoratori per tutelare l’occupazione”.
Bologna, 18 gennaio 2019