Domenica, 24 Novembre 2024

Investire su IIA e assumere giovani in Stellantis

Intervista a Michele De Palma su Il Mattino di Avellino a firma di Michele De Leo
 
“La decisione della segreteria e dei delegati della Fiom di Avellino di organizzare una festa rappresenta una scelta straordinaria. Sarà una festa di lotta ma anche un appuntamento per parlare al territorio, alla politica ed al mondo della cultura. Come Fiom siamo mobilitati nell’assemblea nazionale delle delegate e dei delegati del 22 settembre a piazza del Popolo in vista della manifestazione del 7 ottobre a Roma”. Il segretario della Fiom Cgil Michele De Palma tornerà domani in Irpinia per la festa della Fiom Cgil di Avellino in programma a Lioni.
 
Segretario, poco o nulla è cambiato rispetto alla sua ultima volta in provincia. L’industria irpina fa davvero fatica: che futuro dobbiamo aspettarci?
“La mappa delle situazioni di crisi si è consolidata nel tempo. E’ fondamentale fare sistema, ritrovare un’unità di intenti senza la quale è difficile segnare una svolta. E’ indispensabile che le istituzioni, a cominciare dalla Regione e Governo, recuperino il proprio ruolo e mettano in campo un’azione concreta, finalizzata a favorire il decollo del sistema industriale. E’ fondamentale, poi, un piano industriale per l’intero Mezzogiorno: bisogna avviare un percorso nuovo, affiancando e supportando i lavoratori che, negli ultimi anni, sono stati lasciati soli. Nel contempo, è fondamentale puntare su un serio rilancio delle infrastrutture materiali e immateriali”.
 
Lei sarà tra i relatori di un convegno sul Pnrr e il comparto industriale. Quanto possono aiutare i fondi del piano di ripresa e resilienza?
“Gli investimenti nel settore industriale generano valore in termini sociali e di crescita. I soldi pubblici sono fondamentali per un rilancio infrastrutturale del territorio, per recuperare il ruolo di centralità dell’industria nei termini nuovi della transizione. Vanno, inoltre, dati alle imprese ma con la condizionalità della crescita dell’occupazione”.
 
Lei sollecita un piano industriale per il Mezzogiorno: come valuta il possibile allargamento delle aree Zes a tutto il Sud?
“Prima di immaginare la necessità di fare ricorso a nuovi strumenti, sarebbe opportuno utilizzare al meglio quelli che ci sono come il Pnrr ed il Fondo di Coesione. Bisogna essere più razionali: mentre si discute di questi nuovi strumenti, per esempio, in provincia di Avellino rischia di saltare il sistema della depurazione industriale con il possibile licenziamento di oltre cinquanta lavoratori del settore”.
 
La vertenza Asidep è quella più attuale insieme alla Industria Italiana Autobus. C’è possibilità di un rilancio della fabbrica di valle Ufita?
“E’ fondamentale ottenere la disponibilità degli azionisti ad assicurare nuovi investimenti a sostegno del piano industriale che il neo amministratore delegato si accinge a presentare. Quindi, sarà necessario individuare un partner industriale di affidamento, che già opera nel settore. E’ fondamentale il mantenimento della partecipazione pubblica. Non accetteremo speculatori, ma soggetti che abbiano un background utile ad assicurare una svolta produttiva. La Industria Italiana Autobus deve rappresentare un valore aggiunto”.
 
Resta, poi, da affrontare il nodo del comparto automotive e dello stabilimento di Pratola Serra. Il 2024 dovrebbe segnare l’anno del rilancio e della saturazione dei livelli occupazionali. Cosa riserva il futuro?
“E’ necessario avviare una discussione generale su tutti gli stabilimenti italiani: abbiamo provato a sollecitarla noi della Fiom, da sempre accusati di essere un sindacato di protesta, ma non abbiamo ottenuto risposte. Ci sono aziende dell'indotto come Lima Sud e CMS che stanno vivendo una fase di crisi produttiva dovuta alla mancanza di investimenti sulla transizione. Su Pratola Serra bisogna partire dal dato attuale: contratto di solidarietà in essere, 200 trasfertisti e livelli occupazionali ridotti rispetto agli anni passati. Il ruolo sociale sul territorio è tutt’altro che positivo, bisognerà valutare il reale impatto del piano industriale. Se quelli saranno i numeri, dovremo parlare di nuova occupazione: una svolta potrà essere segnata solo con l’ingresso di giovani nuovi lavoratori a tempo indeterminato. Per quanto concerne le prospettive a lungo termine, poi, è inevitabile affrontare la discussione sulla transizione industriale: se non lo fai, rischi di subirla. In tal senso, è fondamentale recuperare il ruolo delle istituzioni, in primis della Regione e Governo”.

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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