Ci segnalano a più riprese iniziative unilaterali da parte di aziende in materia di screening, con il tentativo di imporre tamponi generalizzati al proprio personale; precisiamo che è indispensabile il coinvolgimento dei Comitati Covid aziendali o territoriali.
A tal proposito è utile ricordare alcuni punti fondamentali dell’attuale impianto normativo:
1. Il DPCM “zone a rischio”, per quanto attinente le attività economiche e produttive, fa riferimento esplicito al Protocollo condiviso tra Governo e Parti Sociali sottoscritto il 24 aprile 2020.
2. I comitati COVID disciplinati dal richiamato Protocollo sono attivi e vanno prontamente attivati, alla presenza del Medico Competente, per quanto concerne la sorveglianza sanitaria.
3. Gli screening sono attualmente disciplinati per i casi che presentato sintomi riconducibili al SARS-CoV-2, nonché per i contatti stretti con una persona risultata positiva.
4. Nei casi in cui siano riscontrati casi in azienda è l’azienda sanitaria territoriale a prendere in carico la gestione dei suddetti screening.
5. è possibile, in caso di effettivo riscontro di positività, accompagnare la presa in carico da parte delle autorità competenti con screening a carico dell’azienda, ma sempre in raccordo con l’autorità sanitaria pubblica.
Pertanto, in caso di imposizione unilaterale afferenti percorsi di screening è indispensabile richiedere la convocazione del Comitato COVID aziendale, alla presenza del Medico Competente.
Resta inteso che, in ogni caso, tali screening sono da considerarsi a carattere volontario.
Invitiamo le RSU e le strutture territoriali a comunicarci il ripetersi di iniziative analoghe nei rispettivi territori.
Fim, Fiom, Uilm nazionali
Roma, 11 novembre 2020