La vertenza Sirti è iniziata il 3 marzo scorso con la decisione dell'azienda di avviare la procedura di licenziamento per 764 unità, con un numero maggiore rispetto a quello dichiarato nel primo piano sociale datato maggio 2019. Nel corso degli incontri, l’azienda cominciava ad avanzare pretese sempre più assurde, con percentuali di contratto di solidarietà che toccano punte del 50%, riduzione del pasto pomeridiano attraverso la deroga al contratto collettivo nazionale.
Fim, Fiom, Uilm nazionali pur ribadendo la contrarietà a tali richieste, essendo i lavoratori stati collocati per tutto il 2019 in contratto di solidarietà, poi in cassa per Covid-19 con punte per 1.100 lavoratori a zero ore, hanno dato la propria disponibilità a Sirti nel ricercare una condivisione che portasse alla salvaguardia di tutti i livelli occupazionali, con l’intesa di un nuovo piano sociale.
Dal canto suo Sirti risponde, a tale apertura, con la disdetta dell’integrativo in maniera unilaterale. Un integrativo che arriva in Sirti dopo 16 anni e dopo 2 lunghissimi anni di discussione.
Questo ha comportato un’ulteriore perdita di salario per i lavoratori, tanto che le organizzazioni sindacali hanno dovuto preannunciare, subito dopo la disdetta (30 luglio 2020), lo stato di agitazione con il blocco delle percorrenze e della reperibilità.
Nonostante questo, per senso di responsabilità i sindacati hanno dato la propria disponibilità a un percorso sindacale che arrivasse ad un’intesa sul nuovo piano sociale.
L’azienda con forza vuole gestire in maniera unilaterale le risorse dello Stato, le risorse umane mettendo sotto pressione con trasferimenti da Nord a Sud e viceversa, gestendo sempre in maniera unilaterale gli accordi, disdettandoli solo nelle parti a loro convenienti.
Fim, Fiom, Uilm nazionali
Roma, 31 agosto 2020