“Nei giorni scorsi Fincantieri ha concluso la procedura sindacale di acquisto della Cordioli SpA, società che vorrebbe utilizzare per la ricostruzione del ponte su Genova, assumendo meno della metà dei lavoratori dell’azienda, cancellandogli l’art. 18 della legge 300/70 contro i licenziamenti e riportando i lavoratori ai minimi contrattuali, togliendogli tutta la contrattazione integrativa e i diritti conquistati in anni di lavoro.
Un fatto grave, ancora più grave se si pensa che Fincantieri è un’azienda a capitale pubblico. Così mentre da un lato assistiamo a trattative in cui giustamente per il Governo diventa centrale la tutela dei lavoratori sui licenziamenti e sulle retribuzioni (Ilva ad esempio), dall’altro un’azienda che ha il 70% del capitale di Cassa Depositi e Prestiti, i vertici nominati dal Mef ed è stata rilanciata grazie alla legge navale (5,4 miliardi di euro) dopo un periodo di crisi con i soldi di tutti i cittadini italiani, quindi anche dei lavoratori della Cordioli, decide di assumerne solo una parte riportandoli ai livelli più bassi economicamente e togliendogli una tutela fondamentale come quella contro i licenziamenti illegittimi.
Una forzatura inaccettabile per la Fiom-Cgil che non ha firmato l’accordo, sulla quale abbiamo chiesto al Governo un incontro urgente e di intervenire per avere una sola politica industriale sia a livello istituzionale che da parte delle imprese a capitale pubblico, quelle che dovrebbero essere un esempio da seguire per tutte le altre”.
Lo dichiarano in una nota congiunta Fabrizio Potetti, coordinatore nazionale Fiom del gruppo Fincantieri, Luca Trevisan, segretario generale Fiom Veneto ed Emanuela Mascalzoni, segretaria generale Fiom Verona.
Ufficio Stampa Fiom-Cgil
Roma, 1° ottobre 2018