La Fiom, parte civile nel processo “ambiente svenduto”, prende atto positivamente della sentenza per il reato di falso ideologico con la quale la Corte di Assise di Appello di Taranto ha confermato la condanna, emessa in primo grado in sede di giudizio abbreviato, dell'ex consulente della Procura ionica Roberto Primerano – assolto dal concorso nel disastro ambientale – riconoscendolo colpevole per la redazione di due perizie, una del 2009 e l'altra del 2010, per le quali era stato nominato insieme al professor Liberti dalla Procura di Taranto per accertare se la diossina emessa dall'Ilva avesse effettivamente avvelenato acque, terre e animali. Le sue conclusioni smentivano tali ipotesi, ma, affidato l'incarico ad altri periti, le risultanze peritali avevano concluso in maniera opposta.
La sentenza di ieri è un contributo nel noto processo per disastro ambientale “ambiente svenduto” a carico di manager dell'Ilva e di protagonisti della politica pendente in sede di dibattimenti. La Fiom, in quanto associazione, è parte civile a tutela degli interessi collettivi, ma anche a tutela dei diritti individuali, giacché rappresenta quasi 500 lavoratori al processo.
La Fiom di Taranto, in quasi 25 anni di contenzioso, assistita dallo studio legale Del Vecchio, ha visto riconoscere da un lato cospicui risarcimenti da parte delle imprese a favore delle vittime del lavoro, dall'altra, nei confronti dell'Inail, centinaia di malattie professionali sul fronte delle neoplasie: mesoteliomi, carcinomi polmonari, della laringe e asbestosi; carcinomi dei reni, dello stomaco, della vescica, dell’intestino, della prostata; leucemie e linfomi.
L’intuizione della Fiom e dei suoi legali è stata quella di proclamarsi persona offesa dal reato ogni qualvolta fosse avviato un processo per la morte di un lavoratore: la Fiom ha difatti tra i propri scopi istituzionali, espresso dall'art. 2 del suo Statuto, quello di promuovere la sicurezza del lavoro.
Il Tribunale di Taranto è stato tra i primi a riconoscere il diritto del sindacato alla partecipazione nel processo penale anche a tutela dei lavoratori non iscritti. Grazie a questo la Fiom è parte civile anche al processo nel quale sono stati rinviati a giudizio i più importanti manager della siderurgia pubblica nazionale e i direttori dello stabilimento siderurgico di Taranto che si sono succeduti dalla fine degli anni 60 alla prima metà degli anni 90, anche riferita ai reati commessi dalla gestione privata dello Stabilimento di Taranto e dalla famiglia Riva.
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 1 dicembre 2017