Conferenza stampa Fiom nazionale e Fiom Taranto
Se il Governo intende svendere l’Ilva, così come fece con i Riva, lasciando al territorio il disastro occupazionale e ambientale, sappia sin da ora che come Fiom-Cgil ci metteremo di traverso.
È un passo dell’intervento del segretario nazionale della Fiom-Cgil, Rosario Rappa, intervenuto questa mattina alla conferenza stampa tenutasi della sede della Fiom di Taranto insieme al segretario generale della Cgil di Taranto, Paolo Peluso, quello della Fiom territoriale, Giuseppe Romano e il delegato di fabbrica in Ilva, nonché componente del direttivo, Francesco Brigati.
Una conferenza stampa che Fiom e Cgil impostano basando tutto lungo tre direttrici fondamentali in quello che Rappa chiama il “passaggio stretto” che l’Ilva e la città di Taranto dovranno attraversare. Così finiscono sul piano del dibattito la gestione commissariale, i piani industriali delle cordate interessate al siderurgico e il piano per la riqualificazione ambientale dentro e fuori lo stabilimento.
Tutto sul piano inclinato di relazioni sindacali pressoché inesistenti.
L’ultima volta che abbiamo potuto interloquire con l’Ilva – dice Giuseppe Romano – è stato quando a settembre fummo costretti a registrare la morte del giovane operaio della Steel Service, mentre non sappiamo ancora come i commissari intendano gestire questa fase delicata che vede sul piatto della bilancia il drammatico destino di 4.984 lavoratori. Per questo abbiamo chiesto che il confronto si trasferisse al miSe e ringraziamo il sottosegretario Bellanova per la risposta celere alla nostra richiesta.
Sullo sfondo della conferenza stampa di questa mattina però ci sono le novità delle ultime ore: il miliardo e tre del patteggiamento bloccato dal gup di Milano, che di fatto rende incerto ancora di più il processo di ambientalizzazione del sito tarantino, e il piano industriale presentato dall’Arcelor Mittal.
In questo clima i commissari non hanno avuto la sensibilità politica di riunire preliminarmente le organizzazioni sindacali per spiegare quei 5mila esuberi e per spiegare verso che direzione si andava – dice Rappa – mentre continuavano a gestire allegramente l’Ilva, socializzando le perdite e privatizzando i guadagni.
I numeri che Rosario Rappa snocciola sono quelli della gestione sotto i Commissari partendo dalla cassa integrazione del 2013.
Da allora abbiamo perso per strada già mille operai – continua il segretario nazionale della Fiom – oggi siamo a 10.977 dipendenti. Ma mentre si perdono gli operai crescono gli impiegati e i quadri (1.272 impiegati nel 2013, 1.719 nel 2016; da 18 a 30 i dirigenti), una migrazione incomprensibile, così come poco si sa delle consulenze e di tutte le partite economiche che nelle relazioni trimestrali della gestione commissariale diventano omissis. Relazioni che parlano di perdite ridotte, aumento della produzione, trend positivi rispetto ai mercati e che quindi a maggior ragione non giustificano quegli esuberi, a meno che i Commissari non stiano facendo il lavoro sporco per chi arriverà e annuncia ad esempio già minori livelli produttivi.
E qui il tema delle cordate in campo.
Il piano industriale di chi arriva per noi è importante e per noi non si può prescindere dal Piano strategico presentato da Bondi e approvato dal Governo – dice Rappa – per cui se Mittal annuncia che non produrrà più di 6 milioni di tonnellate d’acciaio, che non interverrà su Afo 5 perché non trova conveniente spendere quei 300 milioni per l’innovazione di quel processo, ma piuttosto intende gestire gli impianti così come sono senza investimenti, per la Fiom quel piano è irricevibile.
La Fiom e la Cgil dunque tengono legati a doppia maglia le questioni ambientali e quelle occupazionali.
Chi dice che meno produci e meno inquini dice una falsità – incalza Rappa – dipende piuttosto da come produci, con quale innovazione, se ad esempio introduci il pre-ridotto che non è una invenzione di Emiliano ma un intervento già collaudato in Ilva e introdotto anch’esso nel “Piano Bondi”. Ecco perché il tema dell’ambientalizzazione non va separato da quello della riqualificazione totale delle aree interne ed esterne al siderurgico. Un Piano straordinario di interventi che ha bisogno di risorse aggiuntive e su cui come Fiom proponiamo un Accordo di Programma che veda il coinvolgimento del Governo, della Regione ma anche di tutte le istituzioni territoriali.
Tempi certi questa volta però – dicono in conferenza stampa facendo riferimento ai numerosi decreti varati dal Governo Monti in poi.
Perché ogni volta che si arrivava al dunque interveniva un decreto a spostare in avanti i tempi per la realizzazione di quegli impegni – sottolinea il segretario nazionale della Fiom.
Istituzioni territoriali che dovrebbero garantire un ristabilito rapporto tra città e industria che in questi anni è mancato – spiega Paolo Peluso, segretario generale della Cgil di Taranto – consentendo il disastro ambientale e sanitario che abbiamo dovuto registrare. Ecco perché chi arriverà dovrà arrivare con una idea chiara di sviluppo e non per depredare ancora questo territorio. Una prospettiva insomma che non faccia vivere la città nell’illusione di una soluzione che non sarà né semplice né facile da traguardare in pochi mesi.
Ultimo passaggio in conferenza stampa dedicato al prossimo incontro ministeriale previsto per lunedì prossimo alle 12.
Le risorse per integrare i redditi dei lavoratori sono utili e necessarie – dice Romano – ma al miSe torneremo a chiedere il prolungamento della solidarietà.
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Taranto, 15 febbraio 2017