Gabriella Cerami, l'Huffingtonpost
La sorpresina finale. Quando ormai il Congresso sembrava finito, con un esito scontato, ecco lo 'stop' di Maurizio Landini, lo sfidante dello stato maggiore della Cgil che minaccia di far saltare tutto.
La sorpresina finale. Quando ormai il Congresso sembrava finito, con un esito scontato, ecco lo 'stop' di Maurizio Landini, lo sfidante dello stato maggiore della Cgil che minaccia di far saltare tutto.
Andiamo per ordine. Nel sindacato oggi è arrivato il giorno della conta. Che il documento presentato da Susanna Camusso avrebbe ottenuto la stragrande maggioranza dei consensi lo sapevano tutti. Ma in pochi pensavano che il leader della Fiom avrebbe incassato il 16,7% dei voti. Mentre la lista di Giorgio Cremaschi ha raggiunto il 2,8%. La leader della Cgil, dunque, si è fermata all'80,5%.
Lo strappo tra il leader della Cgil e quello della Fiom si è consumato giorno dopo giorno ed è certificato dai dati oltreché dalle parole al vetriolo che durante il Congresso sono volate. Landini, per esempio, ha parlato di deriva autoritaria nel sindacato. Il peggio, però, quello che non ti aspetti, è arrivato oggi, dopo la relazione finale di Camusso. Per chiudere il Congresso mancavano solo le pratiche burocratiche.
E invece, sono passate le 17 e, quando ormai tanti delegati iniziano ad andar via dal Palacongressi di Rimini, l'area di maggioranza chiede di allargare il numero dei componenti delle singole commissioni, a scapito - secondo Landini - delle liste di minoranza. Sempre secondo il leader della Fiom, la richiesta nasce dalla volontà di far entrare nelle commissioni, e dunque di dare loro un ruolo, coloro che sono rimasti fuori dal direttivo a causa del risultato inatteso della lista presentata dallo stesso Landini, che ha ottenuto 25 rappresentanti in direttivo, dunque 9 in più rispetto a quelli stimati.
Così a prendere la parola dal palco è, ancora una volta, lo sfidante: "Se questa è la situazione, me ne vado. Se non si trova una quadra" aumentando in modo proporzionale il numero dei componenti delle commissioni, dunque facendo entrare anche persone della minoranza "valuteremo la possibilità di lasciare il Congresso". Tutto da rifare, dunque. "Questo - afferma ancora una volta - è un modo autoritario di gestire la nostra organizzazione". Eppure, poche ore prima, Camusso aveva replicato all'accusa di antidemocratica all'interno del sindacato giocando al rilancio. "Piuttosto che pensare alle primarie" come aveva proposto Landini "sono per pensare a un ridimensionamento del ruolo dei segretari" a favore di "una dimensione più collettiva" nella gestione dell'organizzazione.
Punto per punto, in un intervento più soft rispetto a quello del primo giorno congressuale, Camusso risponde anche a chi, come Renzi e Landini, chiedono che, in sostanza, la Cgil sia "una casa di vetro", dunque vorrebbero la pubblicazione dei bilanci. Camusso spiega che la Cgil non pubblica il "bilancio consolidato perché non lo ha. Per questa banale ragione: per legge dello Stato noi siamo tanti centri di costo autonomi e pubblichiamo i bilanci di ogni singolo centro", ma non quello complessivo. Come a dire, se si cambia la legge noi lo pubblicheremo, ma in quel caso dovranno pubblicarlo anche i partiti perché le regole valgono per tutti. A riguardo "si continuano a fare affermazioni sul fatto che vadano risorse pubbliche ai sindacati: non e' vero - aggiunge - così come non e' vero che non paghiamo le tasse. Abbiamo pubblicato i bollettini dell'Ici e quant'altro". Quanto al codice etico, sempre richiesto dal leader della Fiom, "noi lo abbiamo ed è lo statuto".
Su Renzi, la leader della Cgil taglia corto e accusa i giornalisti di essere ossessionati dal premier mentre la Cgil lo è molto meno di loro. "Indipendentemente da chi ci vuole ricevere, indipendentemente da un posto a tavola - sottolinea - dobbiamo capire come ricostruire la nostra forza e il nostro ruolo di rappresentanza". Ed è qui che Camusso fa un esame di coscienza e invita tutti, da domani, a tornare sui territori e nei posti di lavoro perché "oggi il sindacato è disorientato" ma un modo per "risalire la montagna della crisi c'è". Prima di tutto bisogna considerare il sindacato come una "casa comune e non come degli appartamenti". Leit motiv del Congresso è stata la parola "condominio": "Sembriamo un condominio", "i nostri incontri non possono sembrare riunioni condominiali". Comunque sia, "casa Cgil" o "condominio", che dir si voglia, ha trovato la quadra dopo le 9 di sera accettando la proposta del leader della Fiom di allargare le commissioni anche alla minoranza. Perciò, malgrado tutto, da Landini arriva una nota positiva: "La trattative sono sempre complicate" non solo nella Cgil "e questa e' la dimostrazione che gli accordi li facciamo".