Lunedì, 23 Dicembre 2024

La Costituzione nata dalla Resistenza è un bene comune. Assemblea nazionale 9 marzo 2015

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Le pesanti modifiche della Costituzione e della legge elettorale all’esame di questo Parlamento, risultato di una legge elettorale dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale, stanno creando un serio pericolo di accentramento del potere di decisione nelle mani del Governo e la discussione parlamentare, per come avviene, requisisce di fatto le decisioni senza consentire la partecipazione dei cittadini; senza trascurare che lo stesso Parlamento è fortemente delegittimato dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha messo in mora la legge elettorale con cui è stato eletto.

Il nostro paese, colpito da una grave crisi economica, è concentrato su disoccupazione, perdita di reddito, assenza di prospettive per i giovani. Tuttavia regole fondamentali come la Costituzione e la legge elettorale sono troppo importanti per il futuro della nostra democrazia per consentire disattenzione.

La scelta non è tra cambiamento e conservazione, ma tra diverse possibili innovazioni e quella che sta portando avanti il Governo avrebbe come risultato lo svuotamento ulteriore del ruolo del Parlamento e l’accentramento di potere e di decisione nelle mani dell'esecutivo, in particolare del Presidente del Consiglio. Inoltre, con una drastica ricentralizzazione, vengono tolti poteri alle Regioni e ai Comuni, proprio mentre si dichiara che il Senato dovrebbe rappresentare le autonomie locali: in realtà è un ritorno al passato.

Le modifiche costituzionali e in genere quelle istituzionali dovrebbero essere prerogativa del Parlamento, mentre ora è il Governo ad esercitare un ruolo preponderante non solo di proposta ma di accettazione o ripulsa delle proposte dei parlamentari, con un vero e proprio rovesciamento dei ruoli. Le modifiche dovrebbero avvenire dopo una larga discussione nel paese perché non sono ammissibili ragioni di urgenza o eccezionalità quando è in gioco la Costituzione su cui si fonda l'unità del nostro paese.

Le modifiche costituzionali vanno viste insieme alla legge elettorale perché sono fortemente intrecciate negli effetti. Ad esempio, il carattere fortemente maggioritario della legge elettorale si somma alla negazione agli elettori del diritto di scegliere tutti i deputati e fa tutt'uno con la scelta di non fare eleggere ai cittadini i senatori, che invece verrebbero nominati da consigli regionali eletti con leggi sempre più  maggioritarie. L’effetto combinato di queste riforme comporta uno stravolgimento della Costituzione della nostra Repubblica, determinando una pericolosa alterazione dell’equilibrio tra i poteri dello Stato, in particolare rovesciando quello tra Parlamento e Governo. Questo è tanto più grave in presenza della mancata regolazione del conflitto di interessi e a fronte della personalizzazione mediatica delle leadership politiche. Senza trascurare che per aumentare l’efficienza del processo legislativo si potrebbe puntare anzitutto sulla modifica dei regolamenti parlamentari. Così c’è bisogno urgente di una riforma per legge dei partiti, che devono essere riportati alla funzione loro assegnata dalla Costituzione di strumenti della società, attraverso i quali si realizza la partecipazione dei cittadini, con metodo democratico, alla determinazione della politica nazionale. I partiti hanno un ruolo costituzionale e per questo la loro vita va riformata con leggi che ne regolino la selezione dei candidati, la trasparenza delle decisioni e democrazia interna; al contrario prevedere ancora una volta per legge che i capi dei partiti, in assenza del rispetto di regole democratiche certe, nominino di fatto i componenti delle assemblee elettive, ne rafforza il carattere autoritario ed oligarchico, causa prima delle degenerazioni che sono sotto gli occhi di tutti.

Il bicameralismo attuale appartiene alle garanzie di un percorso legislativo equilibrato previsto dalla Costituzione e, per superarlo, occorre offrire un quadro convincente e altrettanto adeguato di garanzie sostitutive. Per questo occorre che il futuro Senato - che nemmeno il governo ha il coraggio di abolire - resti un vero ramo del Parlamento, con un ruolo non posticcio, e, visto che manterrebbe importanti poteri costituzionali, va garantita l’elettività dei suoi componenti, senza aumentare il numero e i costi complessivi dei parlamentari.

Le modifiche della Costituzione volute dal governo, al contrario, riducono i meccanismi di bilanciamento dei poteri previsti dai costituenti senza alcuna contropartita. Le prerogative del Governo sono esaltate a danno di quelle del Parlamento, abolendo di fatto il ruolo delle commissioni parlamentari e rendendo difficile, se non impossibile, cambiare le proposte del governo, che verrebbero comunque approvate in tempi prefissati, rendendo marginale l’autonoma attività legislativa del Parlamento, ridotto sostanzialmente ad un ruolo di ratifica dell’operato del Governo.  

La legge elettorale, nella versione approvata dal Senato, riproduce in sostanza gli stessi difetti del sistema elettorale che la Corte Costituzionale ha bocciato con la sentenza n. 1/2014, mantenendo un enorme premio di maggioranza e liste sostanzialmente bloccate. Per questo, prima della sua entrata in vigore, deve essere sottoposta al giudizio della Corte Costituzionale e lavoreremo per questo.

Preoccupa che il premio di maggioranza, non più attribuito alla coalizione ma alla singola lista, combinato con il ballottaggio, possa portare un solo partito con percentuali modeste ad avere la maggioranza assoluta alla Camera. L’abbassamento al 3% della soglia di sbarramento per le liste non basta a garantire una rappresentatività equilibrata. Va bloccato lo scandalo dei parlamentari di fatto nominati dai capi dei partiti, espropriando gli elettori del potere di scelta dei propri rappresentanti. Con questa riforma elettorale si realizzerebbe un cambiamento epocale negativo del sistema politico e di governo, attribuendo la maggioranza parlamentare e la guida del Governo ad un solo partito che potrebbe rappresentare una netta minoranza di cittadini. La gravità di questa svolta è confermata dal fatto che dal 1944 ad oggi in Italia si sono sempre succeduti governi di coalizione o sostenuti da una maggioranza di coalizione. Anche dopo la legge uninominale Mattarella e perfino con il “porcellum” in Italia si sono sempre alternati governi sostenuti da una coalizione, mantenendo aperta anche così una dialettica politica nelle scelte di Governo. Nella storia italiana l'unico precedente del Governo di un solo partito per effetto della legge elettorale suscita preoccupazione ancora oggi.

L'approvazione di questa riforma elettorale presuppone che sia già avvenuta l'eliminazione del Senato elettivo, mentre la riforma costituzionale è ancora in gestazione e i cittadini potrebbero cancellarla con il referendum, così com'è avvenuto nel 2006, quando gli italiani hanno detto no alla riforma Berlusconi-Fini-Bossi. Per di più l’entrata in vigore della legge elettorale è procrastinata al 1° luglio 2016 e quindi ci sarebbe tutto il tempo per una discussione approfondita sul merito di entrambe le  riforme e sulla loro interazione. 

Per questo chiediamo con forza una congrua pausa di riflessione nell’approvazione dei provvedimenti, che consenta di aprire un’ampia e democratica discussione sulle scelte da fare, permettendo in particolare alle elettrici e agli elettori di partecipare da protagonisti alle scelte, altrimenti verrebbero ridotti gli spazi democratici e di partecipazione, pregiudicando ancora di più la capacità rappresentativa delle Istituzioni democratiche, che ha già portato tanti elettori ad astenersi dal voto.

In ogni caso è importante che l’approvazione delle modifiche della Costituzione avvenga con meno dei 2/3 dei parlamentari, in modo da rendere certa la possibilità dell’effettuazione del referendum, evitando di ripetere l’esperienza della modifica dell’articolo 81 della Costituzione, avvenuta all’insaputa degli elettori e in modo da evitare l’effettuazione del referendum finale.

In sostanza, con le modifiche costituzionali e la legge elettorale si vuole affrontare la complessità politica e sociale del paese attraverso un drastico accentramento dei poteri e l’annullamento del ruolo dei corpi intermedi di rappresentanza, imponendo le scelte di governo in modo autoritario. Del resto l’esperienza del jobs act, gli effetti dello sblocca Italia nel territorio e quanto si prospetta per la Rai dicono chiaramente che l’obiettivo è imporre soluzioni accentrate anche contro l’opinione dei cittadini e queste modifiche della Costituzione e della legge elettorale sono funzionali a questo disegno.

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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