L’indagine a cura del centro studi della Fiom-Cgil fa il punto sulla situazione nell’industria metalmeccanica italiana e sulla sua evoluzione negli ultimi anni, usando come fonti l’Istat, Eurostat, Svimez e i bilanci aziendali.
Dall’elaborazione dei dati emerge che il peso del comparto metalmeccanico è in crescita, sia per incidenza del valore aggiunto sull’intera attività economica italiana, che per numero di occupati.
Contestualmente crescono anche il fatturato e gli utili delle imprese (nel 2023 oltre 30 miliardi). Mentre, i salari e gli investimenti non sono stati proporzionali all’aumento dei profitti d’impresa. Il valore aggiunto per ora lavorata in Italia in quasi tutti i settori metalmeccanici è superiore alla media dell’Unione europea.
La crescita economica è segnata dal permanere di alcune importanti aree di crisi, che negli ultimi due anni sono cresciute, come dimostra l’andamento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, con la cassa integrazione che nei primi mesi del 2024 sfiora i 20 milioni di ore.
Specchio di questa situazione sono i tavoli di crisi aperti al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. La nostra indagine si è concentrata su 38 aziende metalmeccaniche per un totale di oltre 40.000 dipendenti, 18.000 dei quali usufruiscono già di ammortizzatori sociali. Un approfondimento particolare è stato riservato all’automotive (6.500 dipendenti interessati, di cui 2.300 in ammortizzatori sociali o esuberi) – escludendo Stellantis, - la siderurgia (15.000 lavoratori interessati, di cui oltre 8.200 in ammortizzatori sociali o esuberi) e l’elettrodomestico (quasi 10.000 addetti interessati, di cui 2.600 in ammortizzatori sociali o esuberi).
Infine, un focus a parte è stato riservato a Stellantis, data la rilevanza del gruppo, monitorando l’incidenza degli ammortizzatori sociali sull’insieme dei dipendenti italiani della multinazionale dell’auto: a fine 2024 18.000 addetti su 33.000 sono in cassa integrazione o con contratti di solidarietà.
La Fiom-Cgil propone un confronto a livello nazionale ed europeo con Istituzioni e imprese per un “agreement for labour and environment”. Sono necessari tre fondi pubblici, coordinati tra loro, il primo di investimento nei settori strategici, il secondo per realizzare l’aggregazione delle piccole e medie imprese nelle filiere, e il terzo per dar vita ad un’agenzia di ricerca e sviluppo.
Secondo la Fiom-Cgil occorre avviare un osservatorio nazionale dell’industria metalmeccanica, realizzare la contrattazione della transizione ecologica e tecnologica, prevedere investimenti straordinari nei settori strategici, bloccare i licenziamenti e utilizzare la cassa integrazione per la transizione (con un mix tra contratto di espansione per favorire assunzioni di giovani, formazione e riduzione dell’orario di lavoro).
Ufficio stampa Fiom-Cgil
Roma, 18 dicembre 2024