“Oggi si è tenuto l'incontro sulla vertenza Glencore di Portovesme presso il Mimit.
Siamo profondamente allibiti dal modo in cui si è svolto.
Il Governo accetta il ricatto della multinazionale che insiste nella decisione di chiudere gli impianti, una mossa che metterà a rischio oltre 1.200 posti di lavoro ‒ tra cui 500 metalmeccanici degli appalti ‒ nel Sulcis Iglesiente. La situazione è estremamente grave e inaccettabile.
Nonostante il Governo abbia dichiarato strategiche le produzioni di zinco e piombo, c’è il rischio che non si riesca a dare continuità a queste affermazioni. Il Governo informa che nei prossimi giorni ci sarà una visita di un possibile acquirente, con l’impegno da parte di Glencore di non fermare gli impianti, ma la realtà è che tutto ciò avviene all’interno da un percorso già deciso dall’azienda che va invece nella direzione opposta.
La verità è che il Paese non può rimanere sotto ricatto di multinazionali lasciando a terra i lavoratori diretti e indiretti di un intero territorio già colpito da una profonda crisi occupazionale, che conta circa 40.000 disoccupati.
È fondamentale fare tutto il possibile affinché la soluzione provvisoria di attendere un nuovo acquirente diventi un vincolo obbligatorio per Glencore, ovvero di tenere attiva la produzione fino all'arrivo di un acquirente certo.
La transizione si governa con gli impianti in funzione, perché ai lavoratori vanno date certezze.
C’è bisogno di lavoro e prospettive industriali e non di cassa integrazione.”
Lo dichiarano in una nota congiunta Loris Scarpa, coordinatore nazionale per la Fiom-Cgil della siderurgia e Roberto Forresu, segretario generale Fiom-Cgil Sardegna.
Ufficio stampa Fiom-Cgil nazionale
Roma, 5 dicembre 2024