La tregua sottoscritta fra Governi Israeliano e Palestinese a Gaza è un atto importante e positivo perché ha messo fine sette settimane di guerra con migliaia di morti e la distruzione di gran parte delle infrastrutture civili di Gaza. Ma una tregua può essere lo spazio necessario per avviare un percorso verso la pace o solo la pausa fino all prossima guerra. Perché a Gaza e in tutta la Palestina si possa arrivare ad una pace stabile e duratura è necessario in primo luogo che Israele accetti la creazione di uno stato Palestinese indipendente, riconoscendolo come il partner con cui negoziare la pace, e che i diritti umani e la legalità internazionale siano le condizioni imprescindibili di questo negoziato, di cui la comunità internazionale deve farsi garante ed esigerne il rispetto da parte dei Governi Israeliano e Palestinese.
La vera questione oggi sul tappeto non è il diritto di Israele alla sicurezza dei propri cittadini a vivere liberi e in pace entro i propri confini, (principi e diritti riconosciuti da tutta la comunità internazionale e dall'attuale Governo palestinese) ma all'opposto che questi diritti siano del tutto negati al popolo palestinese in conseguenza della occupazione militare e colonizzazione israeliana dei territori palestinesi e dalla ormai esplicita volontà politica di Israele di annettersi tutta la Cisgiordania e di confinare la popolazione palestinese a Gaza e in poche altre aree sotto il controllo dell'esercito israeliano.
La colonizzazione dei territori palestinesi occupati è un atto illegale e una palese violazione del diritto internazionale. La costruzione del Muro, l'embargo e il blocco di Gaza, i controlli, le vessazioni e le punizioni collettive imposte dall'esercito israeliano alla popolazione palestinese, in nome della sicurezza rappresentano, come ripetutamente denunciato dalle Nazioni Unite e da molte organizzazioni non governative indipendenti, una costante violazione dei diritti umani e determinano una condizione di sostanziale apartheid per i palestinesi. A fronte di ciò Israele ha beneficiato di una totale impunità per questo suo inaccettabile comportamento. Pensiamo sia ora di porre fine a questa impunità e che la comunità internazionale debba mettere in atto misure sanzionatorie per ricondurre Israele al rispetto della legalità internazionale e dei diritti umani della popolazione palestinese, e fra questi i diritti sindacali e dei lavoratori.
Riteniamo che l'occupazione e la colonizzazione dei territori palestinesi vada sanzionata anche economicamente, interrompendo commercio e investimenti con le colonie israeliane e con le imprese che vi sono impegnate. Consideriamo importanti in tal senso le linee guida della Commissione Europea, richiamate nella nota alle imprese del ministero degli Esteri in cui si sottolinea la illegalità e illegittimità della occupazione israeliana, e si invitano le imprese a non avviare e sostenere attività economiche nei territori palestinesi occupati.
Per quanto ci riguarda ci attiveremo nei confronti delle imprese metalmeccaniche perché si astengano da qualsiasi relazione commerciale con imprese israeliane operanti nelle colonie, e sosterremo le campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica per il boicottaggio e il disinvestimento verso prodotti e imprese che alimentano la colonizzazione israeliana dei territori palestinesi.
Sul piano politico riteniamo che l'accordo di associazione di Israele alla UE vada sospeso fino a quando Israele non rispetterà le risoluzioni ONU e i principi fondamentali di legalità internazionale e avrà messo fine alle numerose e documentate violazioni dei diritti umani e del regime di apartheid nei confronti della popolazione palestinese. Come Fiom siamo parte del network che ha promosso una campagna europea di raccolta firme in tal senso.
Confermiamo inoltre il sostegno all'appello per la liberazione di Marwan Barghouti e dei prigionieri palestinesi.
La Fiom riconoscendosi pienamente nelle ragioni e nelle proposte che sono al centro della manifestazione “un passo di pace” convocata per il 21 settembre a Firenze da : rete della pace, rete disarmo, interventi civili di pace e Sbilanciamoci - si impegna per il successo di questa iniziativa e invita lavoratrici e lavoratori a partecipare alla manifestazione.
Come primo passo di pace per interrompere la logica di guerra in Palestina e nel resto del mondo chiediamo al Governo italiano di interrompere le forniture di armamenti ad Israele e a tutte le parti in conflitto in Palestina come in Siria, Iraq Ucraina e in tutti gli altri scenari di guerra oggi in atto.
La Segreteria Fiom risponde positivamente all'appello delle comunità palestinesi in Italia per la manifestazione nazionale da loro indetta il 27 settembre a Roma, e seppure nella concomitanza con l'Assemblea Nazionale dei Delegati a Cervia, la Fiom aderisce alla manifestazione di Roma e invita alla partecipazione.
Roma 9 settembre 2014