La Corte costituzionale del Sud Africa, nel pronunciarsi su un ricorso di una impresa di intermediazione di manodopera, ha stabilito che un datore di lavoro non può occupare un lavoratore per più di tre mesi senza un contratto diretto a tempo indeterminato.
Questa è una importante vittoria per i lavoratori dopo anni di una intensa campagna del sindacato contro il “labor broking” cioè l'intermediazione di manodopera (più o meno quello che da noi è il lavoro interinale)
La vittoria è il risultato di una campagna senza sosta condotta da parte del sindacato metalmeccanico sudafricano (Numsa) che ha portato la questione in tribunale.
Dopo avere perso in appello al Tribunale del Lavoro, l'impresa di mediazione di manodopera (l'equivalente delle nostre agenzie di lavoro interinale) Assign Services ha sottoposto la questione alla Corte costituzionale la quale ha deliberato il 26 luglio scorso che il datore di lavoro è quello dove i lavoratori svolgono le proprie mansioni, e non l'agenzia che ne gestisce il collocamento.
Questa decisione della Corte implica che i lavoratori “somministrati” a termine vedranno il loro reddito (di più o meno 1.500 dollari annui) e il loro rapporto di lavoro stabilizzarsi a tempo indeterminato dopo tre mesi di lavoro in una qualsiasi impresa, in quanto saranno considerati assunti dalla impresa dove stanno lavorando.
La struttura del cosiddetto labor broking è una forma di outsourcing sostanzialmente analoga a quella del lavoro interinale per cui una una impresa assume lavoratori a nome di altre imprese “clienti” . L'impresa “broker” realizza il proprio guadagno pagando bassi salari e caricando alte commissioni alle imprese clienti.
I Numsa, sindacato affiliato a IndustriAll, ha denunciato questa pratica e da molti anni, insieme con altri sindacati, sostiene che le imprese clienti dovrebbero assumere i lavoratori direttamente invece di usare questo sistema di sfruttamento per cui i lavoratori non hanno alcun benefit incluso pensione e assicurazione sanitaria.
Nella condizione di somministrati i lavoratori non hanno alcuna sicurezza del lavoro in quanto sono assunti con contratti a breve termine che possono essere interrotti in qualsiasi momento. I mediatori di lavoro hanno sempre rifiutato di fornire qualunque tipo di benefit sostenendo che loro non erano i datori di lavoro, ma erano quelli che procuravano i contratti.
Irvin Jim, segretario generale del NUMSA, dice:
“La nostra esperienza con i mediatori di lavoro è che sono estremamente violenti e mettono i lavoratori in terribili condizioni di lavoro e con bassi salari. Noi speriamo che questa decisione suoni la campana a morto per l'intero settore e noi continueremo a batterci per il bando totale dei mediatori di lavoro”.
Paule-France Ndessomin, segretario regionale di IndustriALL per l'Africa Sub-Sahariana saluta positivamente la decisione della Corte :
"Questa è una vittoria per migliaia di lavoratori che sono occupati tramite i mediatori di lavoro. Applaudiamo alla decisione della Corte che offre una via giuridica per difendere il diritto dei lavoratori a un lavoro stabile. I mediatori di lavoro non possono continuare a fare profitti sulla precarietà delle condizioni di lavoro”.
Ufficio Internazionale Fiom
Roma, 29 agosto 2018