Domenica, 24 Novembre 2024

Turchia: rivolta industriale a Bursa contro il sindacato giallo

Elezione democratica dei propri rappresentanti, adeguamento salariale e ritiro dei licenziamenti per rappresaglia: questi i tre punti di una vera e propria rivolta dei lavoratori della regione industriale di Bursa (Turchia) iniziata con il blocco della Renault per il rifiuto aziendale di concedere adeguamenti salariali. I lavoratori, infatti, contestano i negoziati fatti dalla federazione degli imprenditori MESS e il sindacato, definito da molti lavoratori "giallo", Turk Metall.

La richiesta era quella di un adeguamento pari a quello contrattato in Bosch nelle settimane precedenti ma al rifiuto ricevuto da parte datoriale, i lavoratori hanno occupato gli impianti e bloccato la produzione.

La protesta si è estera poi a Tofas agli impianti Fiat, Mako Magneti Marelli e numerosi sono stati gli scioperi di solidarietà arrivati dai lavoratori di altre aziende come Ototrim, Delphi, Valeo, Turk Traktor.

Circa 10.000 lavoratori hanno strappato l'adesione a Turk Metall dal quale non si sentono rappresentati e nella lunga resistenza contro le intimidazioni aziendali è intervenuta anche la polizia e il governatore della regione che hanno dato garanzie sulla possibilità di libere elezioni dei rappresentanti sindacali, sul fatto che accordi collettivi debbano essere stipulati con il consenso dei lavoratori e con la promessa di aggiustamenti salariali.. suggerendo tuttavia loro di dover rimanere iscritti al sindacato firmatario del contratto nazionale: Turk Metall.

I lavoratori si sono rifiutati di farlo e per poter cancellare la loro iscrizione sono stati costretti a bloccare la produzione per 3 giorni consecutivi in quattro stabilimenti e per un giorno in un altro.

Anche la Ford con la scusa della mancanza di materiali è stata costretta a chiudere con il non dichiarato ma esplicito intento di prevenire il contagio delle proteste anche nei loro impianti.

A distanza di una settimana sembrano raggiunti accordi in Renault e in Ford dove la produzione è ripartita ma non in Fiat.

La solidarietà della società civile e di molti intellettuali è molto alta tuttavia crediamo che il supporto della comunità sindacale internazionale sia necessario poiché i lavoratori turchi stanno con coraggio e determinazione battendosi contro il ricatto di multinazionali che cercano di creare il proprio profitto ancora una volta mettendo i lavoratori in competizione salariale, minacciando di spostare le produzioni all'apertura di qualsiasi conflitto ed esplicitando quello che purtroppo si sta facendo strada nella visione di molti e cioè che il sindacato dovrebbe essere uno e possibilmente concertativo e compiacente.

La Fiom in stretto contatto con i compagni turchi del sindacato Birleşik Metal İş che in questi giorni sta cercando di evitare che i lavoratori che hanno preso parte alle proteste vengano licenziati, ha deciso di organizzare in tempi stretti un incontro direttamente in Turchia per discutere e verificare le condizioni dei lavoratori e stringere ulteriormente l'alleanza con i lavoratori turchi.

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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