Siderurgia. Il rilancio non può passare per i lavoratori in cassa integrazione ma deve vederli protagonisti della transizione

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"Si svolgeranno in questa settimana due importanti incontri che riguardano il settore della siderurgia. Domani al Ministero del Lavoro inizia la discussione sulla procedura di cassa integrazione per i lavoratori ex Ilva. Come Fiom-Cgil avevamo chiesto che i manutentori fossero utilizzati per gli interventi ordinari e straordinari negli impianti, come peraltro previsto dalla normativa modificata nei mesi scorsi. Ora invece più del 50% dei lavoratori del gruppo viene messo in cassa integrazione. I commissari straordinari dicono in tutte le iniziative pubbliche che aumenterà la capacità produttiva, da qui a ottobre, e decidono di avviare la cassa integrazione per 5.200 lavoratori, che in questo modo interesserebbe circa 7.400 lavoratori, considerati anche quelli dell'llva in AS.

Mentre per il polo siderurgico di Piombino si stanno sprecando parole e tempo ma la ripartenza complessiva del polo non c'è. Mercoledì 3 luglio l'incontro al Mimit, convocato dopo vari solleciti, dovrà dare risposte concrete, ci sono circa 2mila lavoratori in bilico.

I lavoratori dell'ex Ilva e del polo siderurgico di Piombino hanno lottato e lotteranno per il loro diritto a tornare finalmente al lavoro. La siderurgia italiana ed europea è nel bel mezzo di un cambiamento epocale e di stravolgimenti geopolitici, da queste vertenze si può uscire solo con il lavoro, diversamente, l'industria italiana rischia di andare fuori mercato e di essere irrilevante sullo scenario globale".

Lo dichiara in una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil

Ufficio stampa Fiom-Cgil

Roma, 1° luglio 2024

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