Sabato 9 aprile è iniziata la campagna referendaria della Cgil per un nuovo statuto dei lavoratori e contro il Jobs Act. Tre i quesiti su cui devono essere raccolte almeno 500.000 firme (autentificate) entro fine giugno, per poi dar vita ai referendum abrogativi che potrebbero svolgersi nella primavera del 2017. Per chiedere la cancellazione del “lavoro accessorio” - i voucher, la nuova forma del precariato diffuso -, la reintroduzione della piena responsabilità solidale negli appalti – la cui liberalizzazione incrementa il lavoro neto e l'economia criminale -, la reintegra sul posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa per tutte le aziende sopra i cinque dipendenti – una nuova e più estesa formulazione dell'articolo 18 cancellato dal Jobs Act.
La campagna si completa con la raccolta di firme per una legge d'iniziativa popolare ispirata dalla “Carta dei diritti universali del lavoro” preparata dalla Cgil: 97 articoli per comporre un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori che dia diritti anche a chi non li ha mai avuti. In questo caso servono 50.000 firme da raccogliere entro il prossimo ottobre. Sia la “Carta dei diritti” che i quesiti referendari sul Jobs Act sono stati discussi dagli iscritti della Cgil in oltre 41.000 assemblee e votati da 1.466.697 persone, con il 98,49% di voti favorevoli alla “Carta” e il 93,59% a favore del percorso referendario.
I referendum e la legge d'iniziativa popolare riprendono, sul piano legislativo, le mobiltazioni dell'autunno 2014 contro le leggi e la politica sul lavoro del governo. Dopo di allora l'esecutivo ha proseguito sulla sua strada, senza dar retta a nessuno – se non a Confindustria, di cui ha recepito i programmi - varando il Jobs Act con i successivi decreti attuativi e accompagnando il tutto con tanta propaganda fatta di “svolte storiche” e inesistenti “miracoli occupazionali”.
La realtà ha invece continuato a parlare tutt'altra lingua: la disoccupazione continua a essere il doppio rispetto ai livelli pre-crisi, quella giovanile è tra le più alte d'Europa, cresce il numero degli “scoraggiati” che non un lavoro non lo cercano nemmeno più, dai Co.Co.Pro ai voucher la precarietà ha semplicemente cambiato nome, la possibilità di licenziare senza giusta causa miete i suoi primi frutti e pende come una spada di Damocle sui lavoratori dando alle imprese un potere senza controlli. Rispetto agli annunci e alla vulgata governativa il Jobs Act si è rivelato un fallimento ampiamente annunciato; rispetto ai bisogni e alle condizioni delle persone in carne e ossa questa legge e la politica che l'ispira sono un pericolo da evitare.
Le firme per i tre referendum e per la proposta di legge popolare verranno raccolte con appostiti banchetti organizzati dalle categorie sui posti di lavoro e dalla Cgil nei territori. Si può firmare anche presso le segreterie comunali e le cancellerie dei tribunali.